Messina sconosciuta. Il miliario di Pistunina

Prendendo spunto dal “miliario di Pistunina,” verrà dibattuta la materia della viabilità nella Sicilia Romana. L’incontro è previsto Lunedì 4 marzo alle ore 16.30. Per l’occasione verrà esposta la pietra miliare in roccia vulcanica denominata appunto “miliario di Pistunina” in riferimento al luogo di ritrovamento

La vicenda del miliario di Pistunina, un unicum in Sicilia per l’età imperiale romana (di un altro, risalente al periodo della prima guerra punica e ritrovato nei pressi di Corleone, rimangono solo dei frammenti), collocato sulla via Pompeia, arteria che collegava Messana con Syrachusae,  è strettamente collegata con la storia della viabilità dell’isola sotto il dominio dei Romani.

Per una serie di fattori anche di natura geologica e sismica nella nostra terra non si conservano macrotestimonianze di strade romane, che invece si ammirano in altre province dell’antica Roma, tuttavia l’esistenza di un vasto e ben strutturato sistema viario è testimoniata dalle fonti letterarie, Strabone e Cicerone ricordano due vie; dalle fonti itinerarie, l’Itinerarium Antonini, guida stradale, il cui primo impianto risale a Marco Aurelio Antonino Caracalla, menziona otto strade, quattro costiere e quattro interne; dalle fonti pictae come la Tabula Peutingeriana che presenta quattro percorsi e, attraverso vignette, segnala ai viaggiatori la presenza di strutture logistiche ove potersi fermare per cambiare gli animali e/o pernottare.

Cenni sulle strade romane si trovano anche nell’Anonimo Ravennate e nel geografo arabo Edrisi. Ad avvalorare l’ipotesi di una rete stradale romana fitta e consistente soccorrono i resti di ponti (Pietralunga sul fiume Simeto, Militello Rosmarino sul torrente Rosmarino vicino Sant’Agata Militello etc.) e di pavimentazioni viarie (a Siracusa, Termini Imerese, Lilibeo, odierna Marsala, Catania etc.); alcune epigrafi attestanti la costruzione di stazioni stradali (CIL X, 7200 di Thermae Selinuntiae, odierna Sciacca), i resti di strutture ricettive polivalenti, le cosiddette mansiones (ad es. la mansio Philosophiana presso Piazza Armerina), e dei particolari musivi del Corridoio della Grande Caccia della Villa del Casale di Piazza Armerina (raffiguranti gli ispettori del servizio dei trasporti).

   Componente essenziale della strada romana era il miliario di varia forma e altezza e di diverso materiale, per lo più cilindrico e di marmo, che delimitava la distanza espressa in miglia tra una località e l’altra e inoltre recava inscritto il nome del magistrato che aveva fatto costruire la via, più spesso il nome dell’imperatore. Nel contesto della viabilità romana siciliana ricopre un ruolo molto importante il miliario di Pistunina detto così dalla località di ritrovamento sita nella periferia Sud della nostra città.

Venuto alla luce casualmente nel 1991, durante lavori di sbancamento per la costruzione di un centro commerciale, fu sottoposto allora a sequestro giudiziario insieme ad altro materiale sfuggito miracolosamente a quanto fu distrutto e gettato a mare. Il suo recupero da parte della Soprintendenza di Messina è avvenuto nel 2013 a cura della dott.ssa Gabriella Tigano, che si è preoccupata di esporlo al pubblico insieme a tanto altro materiale archeologico proveniente da scavi effettuati in città in occasione della Mostra di Villa Pace del 2016. Dopo la chiusura della Mostra il miliario è stato studiato dalla sottoscritta che ha pubblicato i risultati delle sue riflessioni su una rivista francese (Antiquité Tardive nr. 24 del 2016) e di cui qui dà conto.

Si tratta di un cippo di pietra lavica che sicuramente era collocato sulla via Pompeia, la via che collegava Messina con Siracusa.

E’ alto cm 34,5 e ha un diametro di cm 35; leggermente svasato nella parte superiore, fratto lateralmente, manca della parte che era infissa nel terreno. Reca una importante iscrizione con lettere di diversa grandezza, purtroppo alcune sono danneggiate e ciò ne ha reso più difficile la lettura. In base ai dati storici ricavati dall’iscrizione che è stata integrata nelle parti mancanti e relativi all’epoca costantiniana, si ipotizza che il miliario possa risalire agli anni compresi tra il 321 e il 324 d.C.

Il reperto si configura come uno strumento insostituibile di propaganda della nuova strategia dinastica di Costantino orientato a privilegiare la sua famiglia; è un segno concreto dell’attenzione dell’imperatore verso la provincia siciliana e nei confronti dell’aristocrazia romana che aveva forti interessi economici nell’isola legati ai propri  praedia, grandi organismi agrari; conferisce un ruolo nuovo e diverso dal punto di vista politico e commerciale alla via Pompeia nel collegare sia la città di Siracusa sede del governatorato sia la zona della piana di Catania e l’entroterra a vocazione cerealicola con la città di Messina, dal cui porto venivano imbarcati i prodotti agricoli e da cui si snodava la via Valeria che conduceva a Lilibeo, odierna Marsala, importante scalo commerciale tra la Sicilia e l’Africa.

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