Messina. Sindaco proibisce installazione impianti 5G

In attesa studi su effetti radiofrequenze

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Lo sviluppo della tecnologia denominata 5G è materia quantomai controversa, tanto che, nell’attesa di parametri ufficiali c’è chi la utilizza come elemento di imposizione di un pensiero proprio. Fra questi il Sindaco De Luca che emette una ordinanza a favore del blocco della diffusione della rete 5G, ponendo di fatto un fermo alle opportunità che ne potrebbero derivare. In seguito alcune dichiarazioni rilasciate da Sindaco

“Ho ritenuto di adottare un’ordinanza in applicazione del principio di precauzione comunitario, con la quale ho vietato a chiunque di installare, sperimentare o diffondere le frequenze con impianti 5G in attesa che vengano divulgati gli studi sugli effetti delle radiofrequenze”. Lo afferma il sindaco di Messina, Cateno De Luca.

“Seguivamo già da tempo la vicenda degli impianti 5G, pienamente consapevoli che lo sviluppo tecnologico non deve mai andare a discapito della salute dei cittadini. Per questa ragione negli ultimi giorni abbiamo approfondito la questione sia dal punto di vista tecnico che da quello giuridico. In base alle numerose sentenze che ormai hanno riconosciuto il danno da elettrosmog, l’elettrosensibilità, abbiamo preso spunto per chiarire la nostra posizione”.

“Al momento in Italia si consente di installare gli impianti 5G. Nessuno si è ancora preoccupato – sostiene De Luca – di condurre uno studio preventivo che verifichi quali sono le conseguenze sulla salute dell’uomo e sull’ecosistema. La Commissione Europea nel 2019 ha affermato che il 5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche”. “Francamente – continua – in assenza di elementi che escludano danni irreversibili per la salute umana e per l’ecosistema, come si possono autorizzare simili installazioni?

Come si può pensare che prima si consenta l’installazione degli impianti 5G e poi si penserà agli eventuali danni alle persone e all’ambiente? Questo modo di agire è inaccettabile. Poi si negheranno anche gli eventuali risarcimenti sul presupposto che quando gli impianti sono stati installati non c’erano elementi per ritenere che fossero dannosi per la salute dell’uomo e per l’ambiente. E allora, se non ci sono dati disponibili, di certo non possiamo agire sulla presunzione che tali impianti non siano dannosi. Soprattutto quando già abbiamo gli elementi per ritenere che lo potrebbero essere” (Fonte Ansa)

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