Naturismo in Italia: tra turismo e mancata regolamentazione.

Naturismo: la mancata regolamentazione blocca una possibile crescita del turismo L'intervista al presidente di A.N.Ita

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Spiaggia di Capo Rasocolmo
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Nudisti o depravati? Questo è il dilemma che attanaglia i messinesi. Dopo l’azione della Sezione Ambiente della Polizia Municipale di Messina, che lo scorso 25 luglio, ha multato due naturisti nei pressi di Capo Rasocolmo (Montagne di Sabia, Santo Saba) con sanzioni di oltre 3000€, la cittadinanza ha commentato diversamente la vicenda.

Sono molte le sigle che si sono schierate contro l’operazione accompagnata anche dal sorvolo di un drone per l’individuazione dei pericolosi criminali.

In particolare, l’ArciGay, vari partiti tra cui Azione, e molti consiglieri comunali. L’ArciGay Messina ha richiesto al Sindaco della Città Metropolitana di Messina il rinnovo del Protocollo con l’UNAR (Ufficio nazionale contro le discriminazioni), siglato nel lontano 2010. Inoltre, Rosario Duca, presidente dell’ArciGay Messina ha chiesto all’Assessora Tringali un tavolo tecnico urgente e la disponibilità di una casa rifugio per i soggetti LGBTQ+ che sono costretti a chiedere ospitalità altrove a causa delle discriminazioni.

Ma la vicenda si è inasprita in seguito del comunicato del Comitato Messina Nord. Il Comitato, difatti, dichiara che la spiaggia di Capo Rasocolmo diviene letteralmente yuoporn (così scritto nel comunicato): nel fine settimana, dopo le 18, si riuniscono scambisti, gay e lsg dove danno il meglio di se.

In questa maniera, il Comitato Messina Nord ha glorificato l’operato della Polizia Municipale, e accostando la pratica naturista a pratiche sessuali in pubblico. Inoltre, il medesimo Comitato ha affermato che il naturismo è vietato dalla legge italiana.

Ma è davvero illegale?

La zona grigia legislativa:

Il Comitato riporta, difatti, il testo dell’articolo 527 del Codice Penale, che regolamenta la fattispecie di Atti Osceni. Ma la regolamentazione delle spiagge naturiste non si applica direttamente a questo caso: infatti, l’ordinamento italiano ha, ancora una volta, una zona grigia dove si agisce e si opera tra sentenze della Corte di Cassazione e regolamentazione dei singoli comuni.

A voler rendere noti e individuabili questi confini della zona grigia sta operando A.N.ITA, ovvero l’Associazione Naturista Italiana, che dal 1965 opera radunando attorno a sé i cultori di questa pratica.

Ci racconta Giampietro Tentori, presidente di A.N.ITA., che in Parlamento vi è una proposta di legge, bloccata dal crollo del Governo Conte Bis, e che ha avuto l’interessamento di vari parlamenti provenienti da vari partiti, anche dalla Lega di Salvini.

“Un mese fa, abbiamo presentato una petizione al Ministro dell’Interno, al Ministro della Giustizia  e a quello del Turismo” dichiara Tentori “ affinché venga emanata una circolare alle Prefettura che chiarisca che al naturismo non si applichi l’articolo 726 del Codice Penale.”

Difatti, la rubrica del 726 del codice penale recita “Atti contrari alla pubblica decenza. Turpiloquio”. Un reato che nel 2016 è stato soggetto a depenalizzazione e ha visto il massimale della sanzione a 3333€. La stessa cifra inflitta nei confronti dei due nudisti di Capo Rasocolmo.

Soltanto un quarto delle spiagge naturiste sono autorizzate:

Ma la stessa spiaggia di Capo Rasocolmo è dichiarata sui portali di ricerca web come Spiaggia Naturista. Una segnalazione che potrebbe portare molti naturisti erroneamente a frequentare una spiaggia non autorizzata a tale scopo. In Italia, però, sono moltissimi i casi simili a quello messinese.

Secondo Giampietro Tentori: “Soltanto un quarto delle spiagge naturiste è autorizzata. A fronte di circa trenta/quaranta spiagge storicamente frequentate, quelle autorizzate sono circa una dozzina. Ben sette spiagge sono state autorizzate soltanto negli ultimi quattro anni.” Proprio per evitare sanzioni, nell’attesa di una regolamentazione da parte delle amministrazioni locali, A.N.ITA dichiara alcune spiagge storicamente frequentate e in caso di sanzioni riportano tutte le sentenze riguardanti i casi.

“Il meccanismo è laborioso e lineare: se uno viene sanzionato su una di queste spiagge, viene sanzionato perché è nudo, si presenta ricorso al Prefetto. Se il Prefetto non accoglie il ricorso, si procede dinanzi al Giudice di Pace.” Dichiara Tentori. Questo è accaduto a Cecina dove due naturisti hanno fatto ricorso con A.N.ITA e sono riusciti a vincere i successivi ricorsi.

“Dove c’è un presidio della spiaggia non vi è lo stesso degrado

Ma il naturismo e la regolamentazione delle pratiche non è solo richiesta da chi lo pratica ma anche dagli stessi comuni. “I comuni si sono accorti che dove c’è un presidio della spiaggia non vi è lo stesso degrado nelle spiagge in cui non è autorizzato ma praticato.”

In Italia, il naturismo è legiferato dalle delibere comunali e dalle leggi regionali. Soltanto 6 regioni su 20 ne hanno una in vigore.

Il naturismo e la sua autorizzazione non è soltanto una semplice legittimazione di una pratica diffusa nel nostro Paese, ma è anche un’opportunità per gli operatori turistici locali.

Il turismo naturista:

Un caso emblematico è quello della Valsesia. Due anni fa l’amministrazione comunale ha autorizzato una spiaggia naturista lungo il fiume Sesia, nel quale scorrono acque gelide derivanti dal Monte Rosa. Lo scorso anno, un’alluvione ha fatto spostare il corso del Sesia, distruggendo la spiaggia. Proprio gli operatori turistici hanno richiesto l’individuazione di una nuova spiaggia perché il turismo naturista ha garantito una stagione turistica prolungata e produttiva.

Così, una pratica tollerata ma ancora non totalmente regolarizzata in Italia potrebbe essere un acceleratore dell’attrattività turistica di molte località. In altri Paesi, come Spagna e Croazia, la pratica naturista è alla base della domanda turistica di molti luoghi. Ma ancora una volta, anche per l’inerzia di amministrazioni e consigli comunali che non si sono occupati di autorizzare la spiaggia naturista, tollerata e storica, di Capo Rasocolmo, ciò che poteva essere una possibilità di crescita economica per i villaggi costieri di Messina è diventata una pratica criminalizzata.

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