Primo appuntamento del Il Cortile diretto da Roberto Bonaventura Teatro festival 2017, nella cornice del settecentesco palazzo Calapaj d’Alcontres, con in scena il dramma di una donna emigrata in Argentina che subisce un’ingiustizia culturale e desidera, in una sofferta ricostruzione della memoria, il figlio della fortuna che non ha potuto tenere.
“Parole rinsecchite come i nostri torrenti d’estate perché la verità è un mostro che fa paura”
Rocchenere anni ’50 del ‘900. Candelora è una giovane di belle speranze che vive insieme alla famiglia in una casa a corte dove la coglie la fortuna trovata sotto un albero di limoni di un paesino siciliano del dopoguerra, la fortuna ha il volto di un uomo giovane, alto e forte che viene dall’Argentina; a lui la lega un matrimonio per procura. Dopo la lunga traversata per raggiungere l’amato recitando nella mente le sue lettere piene d’amore un determinante imprevisto nel porto di Buenos Aires, un figlio non suo che le viene messo tra le braccia dopo la lunga traversata; lei che non ha il coraggio di tenerlo ma il marito, vedendola con un bambino dopo dieci mesi, ritiene di doverla trattare come una prostituta e di doversi prendere quello che gli spetta.
Come puntualizza l’autore e regista teatrale Tino Caspanello, durante la cena post spettacolo, “tutto il dolore espresso dalla protagonista, anche quando racconta del marito che la possiede per la prima volta brutalmente, è estremamente contenuto e passa più attraverso la gestualità e gli occhi lucidi che attraverso un furore scenico”. Nel monologo interpretato da Cinzia Muscolino la ricostruzione di un dramma, fatto di vuoti di parole, di una donna che quel figlio, Niño, oggi lo immagina, che avrebbe voluto tenerlo se solo non ci fosse stato l’oceano a dividerla da casa. Per Caspanello portare sulla scena questa vicenda, in molti punti autobiografica, significa onorare la memoria di Candelora per certi versi emancipata ma che poi subisce le “controindicazioni” del suo “essere donna”. Come ci dice la Muscolino questa storia viene presentata,anche se in forma embrionale, durante il festival Regards Croisés del 2011 a Grenoble e torna in forma completa in scena a Messina, nell’insolito scenario del cortile di Palazzo Calapaj d’Alcontres che rappresenta sicuramente un punto di forza del festival, un posto insolito per fare teatro e che simboleggia una resistenza alla storia tragica di questa città ma anche la resistenza di un festival ch vuole resistere ai circoli ufficiali. Dentro il cortile risuona con decisione sommessa la storia di una donna fragile seduta su una sedia azzurra che subisce delle ingiustizie soprattutto di natura culturale ma che trova in una sorta di rimozione psicologica una forma di ribellione e sopravvivenza così come raccontare la storia e renderla “pubblica” diventa catarsi. Il finale è aperto, Candelora sembra abbia ripreso a ricamare in cortile,nella sua Sicilia, sua madre recita continuamente litanie e le manda benedizioni ed in qualche modo questa vicenda finisce per fa parte e per ricongiungersi al suo presente come una dolorosa trama passata; ma forse è rimasta in Argentina e questo è solo un ricordo.
Il festival proporrà nei prossimi tre lunedì sempre nell’elegante cortile di Palazzo Calapaj al prezzo di 10€ solo spettacolo o 18€ spettacolo più aperitivo e cena: il 17 luglio “’U Ciclopu, Giufà e Firrazzanu”, di e con Gaspare Balsamo; il 24 luglio “Un uomo a metà” di Giampaolo G. Rugo, interpretato da Gianluca Cesale, con la regia di Roberto Bonaventura; ultimo appuntamento il 31 luglio con “Vinafausa” di Simone Corso, interpretato dallo stesso autore, da Francesco Natoli e dal regista Michelangelo Maria Zanghì.
Giuseppe Finocchio