Non li ferma nemmeno il Santo

Anche oggi sarà una giornata intensa per la città di Barcellona Pozzo di Gotto. La protesta di alcuni ambulanti nei confronti dell’Amministrazione Collica continua: l’ordinanza che regola la festa del Patrono San Sebastiano è l’oggetto della contesa.

I fatti. Con una nuova disposizione, di recente emanazione, la Giunta decide di organizzare l’esposizione dei bancarellisti e delle loro merci in arterie diverse rispetto alla tradizione, ma di soli 10 metri più distante. La finalità è permettere al Centro Commerciale Naturale di tenere i negozi aperti e, quindi, non far coprire le vetrine. Oltre a ciò, di aumentare le attività artistiche collaterali che possano migliorare in quantità e qualità le attrazioni della festa. Lo scopo, secondo i firmatari dell’ordinanza e ribadito con una nota stampa ieri sera, non è boicottare le tradizioni locali, ma organizzare spazi per tutti. L’economia è difficile sia per gli ambulanti sia per i negozianti. Scegliere questa soluzione voleva essere un modo per permettere a tutti di lavorare.

Gli ambulanti non ci stanno. Il loro malcontento aumenta non solo perché, a loro dire, questa decisione è “dell’ultima ora” ed è stata presa senza averli consultati, ma la suddivisione per attività merceologica andrebbe contro ogni logica di mercato.

Alla luce dei primi evidenti rumori di protesta, l’Amministrazione sceglie di convocarli per sorteggiare l’ubicazione di ciascuna bancarella, affinché la divisione per categoria di merci venisse meno.

Ma neanche questo è bastato. Lo scopo era far chiedere ogni cosa e boicottare ogni vendita, oltre che impedire l’uscita in processione per oggi del Santo Patrono.

Molti espositori presenti in Fiera, minacciati più o meno palesemente, hanno preferito salvaguardare la propria merce e ritirarsi, promettendo che oggi non avrebbero montato. Altri hanno provato a resistere alle intimidazioni, ma certi di ripercussioni successive.

L’esito della giornata di ieri è una evidente sconfitta per la città di Barcellona Pozzo di Gotto. La cappa del potere mafioso è ancora tutta lì, capace di tenere sotto scacco una città che ha dimostrato di piegarsi ancora una volta. Una pagina che non si volta, ma che resta dolorosa come un pugno in pieno volto.

Si pensava così di aver risolto non facendo torto a nessuno. Invece, con stupore di molti, la protesta è continuata prendendo pieghe sempre più complesse. Nelle prime ore, la protesta si è trasformata in uno sciopero: nessun bancarellista ha montato, lasciando i furgoni chiusi e discutendo in piazza. Di mattina, dopo un ulteriore incontro con alcuni esponenti della Giunta, tra cui l’Assessore Bongiovanni, gli animi si sono riscaldati. Poco prima dell’ora di pranzo, sono anche volati ceffoni, calci e pugni fra chi protestava. Molti degli ambulanti, alla luce della posizione irremovibile dell’Amministrazione, volevano cedere e montare, non solo per non mandare all’aria festa, ma soprattutto per non buttare via due giorni di possibile guadagno merce acquistata per l’occasione. Così, di fronte ai primi cedimenti, un gruppo capeggiava la protesta, composto dai membri di una nota famiglia di ambulanti di merce musicale, hanno intimato a chiunque di aprire i furgoni e montare. Ma non si sono fermati a questo. Dopo essersi recati nei Giardini Oasi, dove si svolgeva la Fiera organizzata ogni fine mese, hanno imposto ai responsabili di far chiudere tutto: gli espositori dovevano smettere. Non ottenendo nulla, hanno puntato sulla apparente attività non conforme alla natura della Fiera di alcune merci esposte (come piante, formaggi e altro). I referenti, nel tentativo di salvare “capre e cavoli”, hanno accettato di chiudere le luci per qualche minuto per mostrare solidarietà.

Ma neanche questo è bastato. Lo scopo era far chiudere ogni cosa e boicottare ogni vendita, oltre che impedire l’uscita in processione per oggi del Santo Patrono.

Molti espositori presenti in Fiera, minacciati più o meno palesemente, hanno preferito salvaguardare la propria merce e ritirarsi, promettendo che oggi non avrebbero montato. Altri hanno provato a resistere alle intimidazioni, ma certi di ripercussioni successive.

L’esito della giornata di ieri è una evidente sconfitta per la città di Barcellona Pozzo di Gotto. La cappa del potere mafioso è ancora tutta lì, capace di tenere sotto scacco una città che ha dimostrato di piegarsi ancora una volta. Una pagina che non si volta, ma che resta dolorosa.

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2 comments

  1. Da barcellonese non residente desidero esprimere il mio pensiero sull’argomento: non intendo prendere posizione e schierarmi con gli uni o con gli altri, anche perché per poterlo fare a ragion veduta occorrerebbe conoscere i retroscena….dico solo che ancora una volta è stata persa un’occasione per chi amministra di dimostrare efficienza e di salvaguardare gli interessi della collettività, che in questo caso erano anche quelli di vedere rinnovate le proprie tradizioni, a dispetto della crisi economica e soprattutto di valori che attanaglia la nostra società…ma quanto accaduto attesta per l’ennesima volta un’assoluta superficialità, approssimazione ed impreparazione da parte di chi ha in mano le chiavi della città di saper gestire le criticità e trovare una soluzione adeguata alle diverse problematiche. Vorrei ricordare soltanto che chi si propone di rappresentare un’intera città, in virtù della propria pretesa a rivestire quel ruolo, dovrebbe avere ben presente le esigenze e le aspettative di ognuno ed assumere, tempestivamente, le decisioni più opportune. Essersi ridotti all’ultimo minuto a cercare di raffazzonare un compromesso denota inadeguatezza e dimostra che pianificazione e programmazione non appartengono a nessuna classe politica, il cui interesse rimane solo quello di apparire e mai di agire. Dico questo solo da barcellonese, avulso da qualsiasi schieramento politico, di destra o sinistra che sia, al quale oggi è stata negata la possibilità di rivivere interamente le proprie tradizioni!!!!

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