Hamburger, hot dog e french fries: se i franchising alimentari hanno ormai conquistato i palati dei giovanissimi e ad andare per la maggiore sono i ristoranti take away, sembra che le cose stiano per cambiare. Negli ultimi mesi i supermarket si sono riforniti di verdure biologiche e frollini a basso contenuto di grassi, mentre persino le trattorie di paese offrono alternative gluten free. Che gli anni Novanta si siano portati via anche la passione per il cibo low budget della grande distribuzione? Se una rinnovata attenzione per il proprio aspetto sposa l’avvento di nuove consapevolezze sulla “sana alimentazione”, ecco che aumenta la richiesta di pane integrale e frutta di stagione. Ma si tratta davvero di una svolta definitiva o è solo questione di tendenza? E cosa vuol dire poi “mangiar sano”? A rispondere a questi ed altri interrogativi è la Dottoressa Simona Gangi, biologa nutrizionista specializzata in patologia clinica ed impegnata nella cura di soggetti in sovrappeso, sportivi e pazienti affetti da intolleranze alimentari.
Cosa significa davvero mangiar sano? Per essere considerata corretta, una dieta deve necessariamente essere restrittiva?
“Mangiar sano equivale a scegliere la qualità e non la quantità. Ci sono delle semplici regole da seguire per prevenire le più comuni malattie croniche del nostro secolo – diabete, sindrome metabolica, tumori e malattie cardiovascolari – Innanzitutto dovremmo essere più attivi: basterebbe una passeggiata di circa 30 minuti al giorno, ad una velocità moderata. Inoltre occorre basare la propria alimentazione su cereali integrali, verdura, frutta fresca e secca, semi oleaginosi, legumi e pesci di piccola taglia. Dovremmo imparare a limitare il consumo di carni rosse ed evitare quelle conservate, ridurre il consumo di sale e di bevande zuccherate ed alcoliche ed infine variare il più possibile, in modo da disporre di tutti i nutrienti necessari.
Se ci si attiene a questi piccoli suggerimenti, non si patirà la fame e si dimagrirà senza nemmeno rendersene conto. Le diete restrittive non hanno senso: all’inizio si perde molto peso, ma il nostro organismo reagirà mettendo in atto una serie di meccanismi di allerta, come se si preparasse ad una carestia. Così perdere peso diverrà sempre più difficile e si dovrà ricorrere ad ulteriori diminuzioni di nutrienti ed apporto calorico. Tutto ciò con conseguenze palesemente negative sul nostro stato di salute.”
Si può davvero “dimagrire mangiando”? Spesso i media ci bombardano di messaggi pubblicitari, con prodotti alimentari brucia grassi: esistono sul serio o sono solo leggende metropolitane?
“Le rispondo come faccio normalmente con i pazienti che mi chiedono di prescrivere qualche integratore dimagrante: se esistesse realmente un sostanza con simili proprietà, l’obesità non esisterebbe.
Alcuni prodotti possono fornire un piccolo aiuto, ma può funzionare solo se il paziente in sinergia con un’alimentazione sana e corretta e con una moderata attività fisica.”
Veniamo ai falsi miti: kamut, sugar free e alimentazione senza glutine. Si tratta di scelte salutari o piuttosto di mode passeggere?
“Bene, innanzitutto quanto enumerato non può essere incluso in un’unica macrocategoria. Il Kamut non è altro che è una varietà di grano Khorasan in passato coltivato in Medio Oriente e la cui produzione è oggi controllata da un’azienda statunitense. Da un punto di vista qualitativo, le differenze con il nostro grano duro sono minime. Si tratta comunque di un alimento ricco di proteine vegetali, vitamine e sali minerali. Molti lo utilizzano perché risulta più facilmente tollerato rispetto al grano moderno, soprattutto da parte di chi soffre d’ipersensibilità al frumento. Ad ogni modo ritengo che sarebbe più indicato servirsi degli innumerevoli grani antichi di cui siamo produttori e di cui disponiamo in abbondanza: timilia, perciasacchi, russello. Vengono ancora moliti a pietra, la lavorazione non prevede il surriscaldamento del grano e ciò permette di mantenere pressoché intatte le proprietà nutrizionali, sia in termini di macronutrienti che di digeribilità.
I prodotti sugar-free invece sono una vera bufala: saranno pur privi dello zucchero comune, ma al suo posto troviamo aspartame, saccarina e maltitolo, prodotti di sintesi affatto salubri – alcuni studi scientifici hanno dimostrato una correlazione diretta tra il consumo di queste sostanze e una maggiore incidenza di patologie tumorali e neurodegenerative – Inoltre nella maggior parte dei casi l’apporto calorico di prodotti del genere è uguale o superiore a quello delle varianti “tradizionali”.
Un discorso a parte va fatto per l’alimentazione senza glutine, che rappresenta l’unica cura possibile per chi è affetto da celiachia. Oggi si assiste ad un aumento esponenziale dei soggetti “ipersensibili al glutine”, ovvero pazienti non celiaci ma che rispondono in modo anomalo alla somministrazione di glutine. Ciò è probabilmente dovuto ad un consumo eccessivo di prodotti da forno, soprattutto di origine industriale, come crackers, fette biscottate, o grissini. Per questa ragione consiglio sempre ai miei pazienti di non consumare unicamente pasta – che è comunque un ottimo alimento,soprattutto se di vero grano integrale italiano – ma di variare i loro pasti utilizzando riso integrale, miglio, grano saraceno o quinoa, cereali o pseudo cereali, naturalmente privi di glutine, ma ricchi di sostanza nutritive utili per il nostro benessere.”
Che dire dei famigerati “veleni bianchi”? Latte, farine e zuccheri raffinati sono nocivi per il nostro organismo? E perché mai?
“Nel mondo scientifico ci sono molti pareri contrastanti riguardo l’uso del latte e dei suoi derivati. Il latte è da sempre considerato un alimento indispensabile per la crescita e per la salute delle ossa. Sicuramente è vero per i primi mesi di vita del bambino, l’allattamento è fondamentale – per chi non può allattare, indispensabile è l’uso del latte di formula – ma noi umani siamo gli unici mammiferi a bere il latte anche dopo lo svezzamento. Proprio per questo, il nostro organismo ci invia un segnale specifico: cessa di produrre la lattasi, l’enzima responsabile della digestione del lattosio, lo zucchero presente nel latte. Senza dubbio il latte contiene un’elevata quantità di calcio, ma avendo un notevole potere acidificante, al momento dall’ingestione il nostro organismo è costretto a richiamare il calcio contenuto nelle ossa per bilanciare il nostro pH. In definitiva è vero che chi beve latte introduce una grande quantità di calcio, ma non tutto è utilizzato dalle nostre ossa. Personalmente consiglio di limitarne il consumo o comunque preferire il latte fresco, e di privilegiare altre fonti di calcio, come il sesamo, le mandorle, la quinoa e il pesce azzurro.
Quanto alle farine ed agli zuccheri raffinati, si tratta di veri e proprio veleni e per questa ragione bisognerebbe ridurne drasticamente il consumo, per quanto possibile.
Se leggessimo con attenzione le etichette dei prodotti che troviamo al supermercato, ci renderemmo conto che lo zucchero si trova dappertutto: dai sughi pronti, allo yogurt fino ai legumi in scatola. Viene utilizzato per nascondere il gusto dei cibi di pessima qualità. L’uomo ha introdotto lo zucchero nella sua alimentazione abbastanza recentemente, circa trecento anni fa. Con il tempo è diventato un “alimento” comune, da consumare quotidianamente e questo ha portato allo sviluppo di patologie prima inesistenti, come il diabete e l’obesità.”
Olio di palma sì/olio di palma no? Cosa c’è di tossico in questo grasso vegetale, di cui friggitorie e gastronomie take away si servono all’ordine del giorno?
“Da molto tempo si sente parlare di olio di palma e questa forma di rifiuto nei confronti di un alimento potenzialmente nocivo non può che farmi piacere. Forse stiamo davvero diventando consumatori più attenti e consapevoli, ma siamo sicuri che l’olio di palma sia l’unico problema? E di che cosa è realmente composto? L’olio di palma è un olio vegetale ricco di acidi grassi saturi, in particolare dell’acido palmitico che, se consumato in grandi quantità, può dare luogo a patologie cardiovascolari. È un prodotto molto diffuso nell’industria alimentare, si trova sia nei prodotti da forno che nelle alle creme di nocciole, è abbastanza economico, insapore e facile da lavorare. Non è di certo una sostanza da demonizzare, ma sicuramente ne facciamo abuso, spesso senza rendercele conto: se durante la giornata abbiamo consumato una merendina, un fetta di pane in cassetta con crema di nocciole e un pacco di crackers, come spesso succede ai più piccoli, abbiamo già superato il limite massimo di grassi saturi da ingerire nel corso di una giornata. Ma i tanto decantati alimenti senza olio di palma contengono l’olio di colza o margarina, che di certo non sono meno dannosi. Consiglio quindi di limitare il consumo di prodotti industriali o comunque di preferire prodotti contenenti olio di semi, specie se spremuto a freddo.”
Mondo vegan: privarsi di grassi e proteine animali è la scelta più giusta? Ha ragione chi sostiene che possa provocare danni e carenze, o chi invece considera l’alimentazione vegana la più adatta al nostro organismo?
“Da un punto di vista etico, io non ho nulla da dire: è una scelta personale e quindi non voglio e non posso giudicarla. Da un punto di vista nutrizionale, se questa scelta è accompagnata da una profonda padronanza e organizzazione alimentare, non c’è rischio di incorrere in carenze. Ultimamente però incontro persone che scelgono di seguire questo stile di vita pur con non le giuste conoscenze. In casi come questi consiglio di rivolgersi ad un nutrizionista e di evitare ad ogni modo diete “fai da te”, che possono rivelarsi davvero rischiose.”
In un’era in cui essere è apparire, i suoi pazienti tendono a prediligere diete drastiche che consentano un dimagrimento più rapido o piuttosto ad intraprendere un cammino più lungo, ma volto a garantire una salute più duratura?
“Fin dal primo incontro illustro ai miei pazienti il mio modo di lavorare. Se si aspettano un dimagrimento veloce, io non sono la persona giusta. Ciò che importa è spiegare al proprio interlocutore, spesso confuso da messaggi contrastanti diffusi dai mass media, perché sia importante dimagrire gradualmente. Sarà un percorso non privo di ostacoli e ricadute, ma alla fine si avrà una maggiore conoscenza alimentare e una più profonda consapevolezza di sé, strumenti indispensabili per potercela fare da soli in futuro.”
Quando la giusta attenzione per la propria alimentazione si trasforma in un disordine alimentare? Cos’è l’ortoressia?
“Non è inconsueto nel mio lavoro imbattersi in pazienti che oltre a seguire un programma nutrizionale, debbano essere affiancati da uno psicoterapeuta. Mangiare bene e sano è una scelta di grande rilievo, ma quando si trasforma in ossessione allora bisogna correre ai ripari: si tratta di ortoressia. Le persone che ne sono affette seguono diete molto restrittive e la loro vita sociale ne risente in modo significativo, in quanto tendono ad evitare di mangiare fuori casa. Nutrirsi con consapevolezza è importante, ma altrettanto importanti sono tutti aspetti socio-culturali legati al cibo. Non bisogna confondere una dieta equilibrata con restrizione ed isolamento: si può scegliere dove andare e cosa mangiare, ma qualora non fosse possibile ci si dovrebbe poter adattare senza grossi problemi. Dietro l’ortoressia si nascondono sicuramente motivazioni più profonde, che solo uno specialista può comprendere ed è per questa ragione che ho scelto di collaborare con un’autorevole psicologa e psicoterapeuta.”