Organico Giustizia, tribunali vuoti e graduatorie piene

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Tribunali in carenza di organico in tutto il Paese. Gli assistenti giudiziari sollecitano lo sblocco della graduatoria.

Processi lenti, magistrati insufficienti, cronica carenza di personale amministrativo e di cancelleria e graduatorie che potrebbero essere smaltite ma che vedono il futuro personale in attesa da anni. A fine 2019 è questa la fotografia del sistema giudiziario italiano che pare non riesca a uscire da una situazione di perenne criticità, tanto da meritare la maglia nera in Europa per inefficienza e lentezza.

A denunciare la situazione attuale anche il Gruppo Scorrimento Graduatoria Idonei Assistenti Giudiziari, nato proprio perché idonei ma non ancora assunti.  Il Gruppo denuncia come lo scorrimento totale della loro graduatoria – scaturita a seguito del concorso, il primo dopo venti anni, bandito nel 2016 dal Ministero della Giustizia per 800 posti per il profilo di Assistente Giudiziario e costato ai contribuenti italiani ben 4 milioni e mezzo di Euro – pur essendo stato integralmente finanziato, procede incredibilmente a rilento.

 Mentre da Nord a Sud i vari sindacati si mobilitano e i giornali paventano la possibile chiusura di alcuni Tribunali, dunque, 838 assistenti giudiziari pronti a operare rimangono a casa in attesa di una chiamata che non si sa bene quando e se arriverà.

 Un paradosso che – spiegano – deriva dalla “volontà politica di seguire il principio di assumere secondo il concetto della dotazione organica, ormai superato dalla c.d. “riforma Madia” che introduce invece il criterio del fabbisogno: sarebbe sufficiente procedere alle rimodulazioni delle piante organiche in base al fabbisogno degli uffici giudiziari ed in coerenza con il Piano Triennale di Fabbisogno del Personale 2019 – 2021 aumentando così il numero di unità dei profili strategici, come appunto quello dell’assistente giudiziario.”

Un inserimento, il loro, chiesto anche dai presidenti dei Tribunali, da Siracusa a Pavia, stante la situazione di criticità della pianta organica ma che si scontra ancora una volta con vuoti proclami di piani assunzionali imponenti, in atto disattesi.

La previsione per il 2020 inoltre non sembra essere più rosea dato che per effetto di quota 100 le carenze di organico si aggraveranno lasciando scoperti migliaia di posti.

 Una situazione, quella derivante dal mutato assetto della disciplina pensionistica che il Ministero della Giustizia ha ben presente già dal 2017 quando stilò la tabella di previsione dell’organico per ogni singolo distretto e le stime di pensionamento rilevando come, in assenza di nuove assunzioni, “la scopertura potrebbe compromettere del tutto il funzionamento degli uffici”.

 

La soluzione? Nuovi concorsi e procedure semplificate.

Si è dunque proceduto ad avviare la procedura di assunzione di 616 operatori giudiziari mediante avviamento degli iscritti ai centri per l’impiego, all’assunzione di 97 unità di ausiliario di Area I F1, disposta il 27 agosto scorso, alla pubblicazione del bando di concorso per il reclutamento di 2.329 unità di personale funzionario di cui si sono svolte al momento solo le prove preselettive.

Eppure a chi è idoneo già dal 2017 non resta che aspettare.  

La graduatoria in oggetto, inoltre, rischia di scadere anzitempo, il 30 settembre 2020 con il pericolo di lasciare paradossalmente fuori idonei non assunti, in spregio della precedente proroga fissata al 31 marzo 2021 operata dal precedente Governo a seguito del blocco del turnover.

L’appello rivolto dal gruppo in questione alle forze politiche tutte è quindi quello di “farsi che promotori di un emendamento da presentare in occasione della riforma del processo breve volto ad assumere in soprannumero gli idonei assistenti giudiziari rimasti in graduatoria, nel tentativo di porre un freno all’emorragia che si avrà nei prossimi mesi per effetto delle cessazioni in tutto il dipartimento, laddove l’amministrazione non potrà provvedere ad assunzioni a esito dei concorsi banditi o da bandire prima del prossimo autunno e la suddetta graduatoria rimane l’unico strumento fino a quella data”.

Una richiesta che – concludono – riguarda loro nello specifico ma ha lapalissiane ricadute sulla domanda di giustizia dei cittadini, sulla qualità tout court della prassi democratica e sulla credibilità del Paese nel suo complesso.

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