Un’affermazione del genere mi costa molto, ma se le istituzioni continuano nella loro politica di miopia nei confronti della mafia, temo che la loro assoluta mancanza di prestigio nelle terre in cui prospera la criminalità organizzata non farà che favorire sempre di più Cosa Nostra.
Questo sosteneva Giovanni Falcone ormai più di 20 anni fa, quando la mafia era ancora quella di Toto Riina, di Bernardo Provenzano, di Gaetano Badalamenti, quando la mafia era ancora fatta di stragi e sequestri, quando appartenere alla criminalità organizzata significava possedere una “lupara”, un paio di baffi, una coppola e parlare strettamente dialetto siciliano. Oggi, però, questa mafia non esiste più. Non esiste più perché si è trasformata in qualcosa di più subdolo: è fatta da uomini elegantemente vestiti che si professano gente perbene, uomini che si distinguono per la propria gentilezza, ma che sono pronti a puntare una pistola alla tempia di chiunque metta loro i bastoni tra le ruote.
C’è però chi ancora si ostina a negare la presenza della mafia nel territorio italiano, non comprendendo, o più probabilmente facendo finta di non comprendere, che esiste ancora, che è un cancro di cui l’Italia soffre e che, per quanto si sia cercato di sconfiggere in ogni modo, è tuttora presente.
È vero, sì, c’è stata una svolta importante nella lotta alla mafia, una svolta la cui linea di demarcazione è costituita da due figure di enorme rilevanza: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, prima del loro intervento esisteva, infatti, la cosiddetta “mafia alla vecchia maniera”. Gli anni del maxiprocesso e della costituzione del pool antimafia hanno costituito una vera e propria battuta d’arresto per l’arricchimento della mafia, ma ciò non toglie che purtroppo esista ancora.
Uno dei meriti più grandi di Falcone e Borsellino, oltre agli innumerevoli arresti portati a termine, è stato quello di riuscire a costituire il concetto di legalità, concetto dal quale gli italiani erano ben lontani, e a volte, lo sono tuttora.
“Ci fu un fiorire incredibile delle associazioni antimafia, gli insegnanti restavano pomeriggi interi a scuola per spiegare ai ragazzi cosa volesse dire legalità” spiega il Sostituto Procuratore di Palmi, Emanuele Crescenti. È così quindi che, grazie a due grandi uomini, nasce il concetto di legalità: le stragi facevano ancora paura, tanta paura, ma non si poteva più restare in silenzio a guardare, non si poteva continuare a restare immobili senza combattere. Questo è il più grande merito di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
“Parlare di educazione alla legalità con i magistrati è giusto e corretto, ma è corretto tanto quanto parlare con un chirurgo di medicina. Perché i magistrati agiscono esattamente come un chirurgo: se c’è il male intervengono per cerca di eliminarlo, proprio come facciamo noi attraverso i processi. Siamo tenuti a sanzionare, ma non educhiamo alla legalità, noi sanzioniamo l’illegalità. Questo tipo di educazione nasce invece dall’esperienza quotidiana: parte dalla famiglia e si sviluppa nella scuola, nelle chiese, nelle associazioni” continua il Sostituto Procuratore Crescenti “è lì che si sviluppa la cultura della legge. Il magistrato può avere il ruolo peggiore, cioè quello del soggetto chiamato a colpire, a sanzionare, il Babau dell’illegalità, ma è soltanto questo.”
Oggi, per fortuna, questo concetto fa parte della vita di tutti i giorni: “L’ educazione alla legalità è entrata nella familiarità del quotidiano, è presente nel tipo di formazione che si vuol dare ai bambini, è presente nelle scuole, e se ben attivata fa capire che è sempre preferibile prendere la strada della legalità, anche se la scorciatoia sembra più facile e sembra dare maggiori riscontri” .
È questo che sostiene il Sostituto Procuratore di Palmi: insegnare la legalità vuol dire far capire quale sia la strada giusta da prendere. Oggigiorno trovare un lavoro è veramente complicato e i giovani sono sicuramente coloro che più facilmente possono lasciarsi stregare dal fascino del male. Costruirsi una famiglia, trovare un lavoro stabile, poter fare dei figli sono diventati obiettivi troppo lontani dalla realtà in cui viviamo e allora perché non preferire un lavoro che fa guadagnare tanto in un breve periodo e con poca fatica? “Perché rispettare la legge mi darà una tranquillità e un rispetto altrui che sono il simbolo di una garanzia di stabilità per la vita” afferma Crescenti.
Alzarsi la mattina e potersi guardare allo specchio ancora fieri di sé stessi, essere liberi di dire ciò che si pensa senza paura, camminare per strada a testa alta senza il timore che qualcuno ti veda, non avere segreti opprimenti che tolgono il respiro, non avere sulle proprie spalle, direttamente o indirettamente, la morte di innocenti: per questo si sceglie la legalità.
Intervista alla madre di Peppino Impastato
Io lo immaginavo che me l’ammazzavano, e glielo dicevo: “Peppino stai attento, Peppino tu non lo puoi fare, Peppino tu lo sai a quale famiglia appartieni.”
Ma lui non mi dava retta. Diceva: “Mi ammazzeranno e va bene, ma dovranno cercare il modo in cui farlo.”
Devono cercare… Mi capisce?