Gioco compulsivo, ludopatia (malattia del gioco), droghe “senza sostanza”. Così le chiamano gli esperti. Chi né è schiavo, non assume né si inietta alcunché, ma non per questo producono effetti meno dannosi. Sono molti i termini per descrivere il mondo delle dipendenze dal gioco. Azzardo, lotterie e grattini che alla fine presentano il conto.
Scommesse, lotterie, giochi d’azzardo, quindi, ricerca disperata di un benessere che invece di migliorare la propria condizione di vita, aggredisce i beni e i patrimoni, intaccando i portafogli prima ancora della salute.
Qual’ è l’identikit dei giocatori compulsivi?
Secondo il Censis il giocatore ha queste caratteristiche: in prevalenza maschio, età tra i 35 e i 54 anni, con titolo di studio medio-basso e un’occupazione prevalentemente di tipo impiegatizio. Sempre secondo l’Istituto, i giochi d’azzardo si sono ritagliati nel 2008 una fetta di mercato di 47 miliardi di euro contro gli oltre 17 miliardi registrati nel decennio precedente. Un giro economico triplicato in dieci anni (1999-2008). Abituati al tabagismo e alle dipendenze da droga, possiamo affermare che il gioco è diventato patologia.
Il trend.
Le patologie compulsive tradizionali hanno registrato nel biennio fra il 2006 e il 2008 una forte crescita per il gioco e la play station, più moderata per la pornografia e l’alcool. Fra le nuove patologie crescono invece internet e lo shopping mentre risulta più contenuta la mania per il fitness e i cellulari.
Casalinghe disperate, pensionati alla ribalta del grattino. Quale complesso psicologico dietro le New Addiction?
Il dibattito scientifico relativo alle Nuove Dipendenze (New Addiction) è stimolato da recenti ricerche che dimostrano sia la crescita continua del fenomeno con il coinvolgimento di categorie di persone che, tradizionalmente estranee o periferiche rispetto alle dipendenze legate alle sostanze, sono ora ampiamente coinvolte nelle nuove dipendenze. Si pensi, ad esempio, agli anziani o alle casalinghe alle prese con la “dipendenza “ da gratta e vinci. Le Nuove Dipendenze a differenza delle dipendenze classiche come l’alcolismo o la tossicodipendenza, non sono caratterizzate dall’uso o abuso di sostanze psicotrope ma dalla dipendenza verso comportamenti o relazioni affettive disfunzionali che con il tempo assumono un carattere coercitivo tanto da essere messe in atto nonostante i loro effetti negativi e la “volontà” della persona di voler smettere.
Le Nuove Dipendenze, oltre al “fallimento” della volontà, si caratterizzano, proprio come le dipendenze da sostanze, per la comparsa, dopo un certo periodo di tempo, dei fenomeni di tolleranza ed astinenza inerenti il comportamento dipendente: la tolleranza consiste nel bisogno di aumentare progressivamente la “dose” del comportamento dipendente per ottenere le sensazioni desiderate ( ad esempio, nella dipendenza da internet il soggetto è costretto progressivamente ad aumentare il periodo di tempo trascorso sulla rete per ottenere lo stesso piacere che in precedenza era prodotto in un tempo più breve) mentre l’astinenza concerne la comparsa di sintomi psicofisici ( ansia, depressione, ricorrenti pensieri riferiti al comportamento verso cui si è instaurata la dipendenza etc.), di diversa gravità, che insorgono qualche tempo dopo la sospensione, specie se repentina, del comportamento dipendente. Le problematiche inerenti le nuove dipendenze siano esse psicologiche, sociali o di altra natura sono sempre più oggetto dell’attenzione dei clinici e di quanti, all’interno di un mandato istituzionale, sono alla prese con il “benessere sociale” e quindi alla ricerca di strumenti di prevenzione ed intervento (sono diffusi nei piani socio-sanitari strumenti specifici per andare incontro alle nuove dipendenze).
Stato biscazziere o libertà di autodeterminarsi dell’aspirante fortunato? Occorre innanzitutto attribuire una responsabilità di fondo ai monopoli di Stato che sfornano in continuazione sistemi e format di gioco tra i più fantasiosi. Tutto però nei termini di legge. Ma la legge non sembra aver previsto alcun rimedio al crescendo bisogno di sostegno psicologico e sanitario di quelle “vittime” a cui è stata scaricata la colpa di autodeterminarsi, appunto. Lo tsunami scatenato dallo Stato però lambisce le stesse Regioni, competenti sulla salute dei cittadini, poche per dire il vero che si sono attivate per fronteggiare la cosiddetta ludopatia.
Quali sono i territori dove c’è una maggiore propensione al gioco correlata alla capacità di spesa pro capite? Sempre il Censis, ci fornisce il dettaglio delle Regioni più esposte al fenomeno delle nuove dipendenze. Il Lazio, ad esempio, conta tre province fra le prime trenta che registrano la spesa pro capite più elevata per “gratta e vinci”, lotterie e scommesse varie con in testa Latina (sesta nell’indice nazionale), Frosinone (tredicesima) e Roma provincia (ventunesimo posto). Le altre regioni sono Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Liguria e Valle d’Aosta.
Che ruolo hanno le associazioni che si occupano di soggetti affetti da ludopatia?
Le associazioni che si occupano di malattia dei giochi, suggeriscono, in ordine di importanza, queste iniziative: limitare la pubblicità sui giochi; limitare l’accesso e i canali per alcune modalità di gioco; limitare gli importi; contrastare in tutti i modi il gioco illegale; ampliare la sfera dei giochi soggetti a regolamentazione pubblica.