E’ questa l’ipotesi di reato che rischiano le famiglie che da prima di Natale si sono impossessate dell’immobile della ex scuola Pietro Donato di Paradiso. E che le cose siano in questi termini lo hanno fatto capire i Vigili Urbani di Messina che stamane alle ore 9.30, su input del Dipartimento Patrimonio, si sono recati sui luoghi e hanno chiesto “spiegazioni” alle famiglie. La decisione se siamo di fronte ad un “reato” con tanto di denuncia all’Autorità Giudiziaria per occupazione abusiva (art. 633 c.p. invasione di terreni o edifici) o se invece siamo di fronte ad un altro gesto di c.d. disobbedienza civile a cui l’Amministrazione Accorinti ci ha abituato sarà presa domani 8 Gennaio 14’ nei locali dei Vigili Urbani presso lo Stadio San Filippo, dove le famiglie coinvolte sono state invitate a portare tutta la documentazione in loro possesso… “che possano attestare la loro legittimità a stare nell’immobile”.
Per l’ipotesi di “reato” propende la sindacalista del CUB Valentina Roberto che ha subito lanciato l’allarme sul social network ed a cui ha a risposto prontamente Giampiero Già, l’esperto per le comunicazioni del Sindaco Accorinti. “confermo che stamattina… non è successo nulla di diverso da quanto già accaduto un mese fa all’occupazione…semplicemente l’ufficio Patrimonio è andato a far “recensire” il nuovo nucleo familiare che si è insediato nella scuola, ascoltare le loro ragioni e le loro necessità e verificare anche la presenza di minori e basta. Questo nuovo invio di vigili è dettato esclusivamente dal fatto che c’è una nuova famiglia dentro la scuola…non c’è altro dietro di oscuro o strano…”
La vicenda per quanto intrigante e politicamente coinvolgente ci ha colpito per i rilievi sociali che essa comporta, per il coinvolgimento di nuclei familiari che con bambini piccoli hanno cercato la loro “grotta di Natale” o forse solo perché essere costretti a stare di notte e al freddo mentre tutto intorno si percepiscono il calore delle luci delle feste sia pure ormai passate è una cosa che colpisce a prescindere. Che questo sia indubbio è attestato dalla circostanza che in quel sito la luce è fornita con mezzi di fortuna e da un gruppo elettrogeno fornito da dei “volontari” e che l’acqua sia, altrettanto, un mezzo di sopravvivenza non così certo come nelle nostra case.
In questi periodi sulla vicenda si è detto e si è scritto di tutto: dalle storiche occupazioni politiche del 1968 al rivivere dei Soviet di bolscevica memoria; dalla Giunta Comunale che nell’esprimere amarezza per l’occupazione, ha sottolineato che le azioni di forza e meccanismi clientelari non possono determinare il venir meno del diritto degli altri all’alloggio, alla risposta di Luigi Sturniolo, consigliere di Cambiamo Messina dal Basso, che nel sottolineare il diritto ad occupare la scuola e la speranza che anche a Messina possa nascere un grande movimento per la casa si dichiara offeso dalle parole della Giunta: “non nego di essermi sentito offeso dalle parole del documento laddove quelli come me, che hanno solidarizzato con gli occupanti, vengono accusati di attivare meccanismi clientelari”.
Sino a giungere alla risposta a mezzo comunicato stampa dell’Unione Inquilini Messina, movimento e forza politica sociale che in questi mesi è stato vicino alle famiglie in emergenza abitativa e questo sino sin dai tempi dell’assegnazione ai tre nuclei familiari della ex scuola Cataratti, la quale punto per punto risponde ai rilievi mossi dalla Giunta Accorinti. Ed infine, alle accuse di strumentalizzazione che da più parti sono state rivolte a Valentina Roberto attivista di PRC e sindacalista del CUB che da mesi ha seguito la vicenda di questi nuclei ed altri e numerosi nuclei familiari.
Ora è di tutta evidenza che il principio di legalità a favore del diritto all’abitazione degli “altri”, fatto valere dall’Amministrazione Comunale nel caso di specie, non può che essere condiviso in tutta la sua portata ed efficacia… altrettanto vero è però che ci sono delle esimenti anche di carattere penale (art. 54 c.p.) che facendo leva sull’art. 2 della Costituzione riconoscono lo stato di necessità in cui versa chi pone in essere una occupazione abusiva di un’immobile anche pubblico, atteso che il diritto all’abitazione rientra nella sfera dei diritti fondamentali della persona, secondo la previsione contenuta nell’art. 2 della Costituzione. ( Corte di Cassazione sentenza n. 35580 del 27 giugno-26 settembre 2007 che detta un fondamentale principio di diritto in tema di “stato di necessità”, identificando l’esimente ex art. 54 c.p. non solo nella lesione della vita o dell’integrità fisica, ma anche in quelle situazioni che attentano alla sfera dei diritti fondamentali della persona, secondo la previsione contenuta nell’art. 2 della Costituzione).
Non rientra nelle nostre possibilità o competenze stabilire se nel caso di specie può essere applicata o meno l’esimente dello stato di necessità oppure stabilire se vi sono state delle strumentalizzazioni clientelari o meno dello stato di bisogno abitativo delle famiglie coinvolte. Pertanto non ci rimane che ascoltare i protagonisti di questa vicenda e raccogliendo le loro dichiarazioni, vedere se è stato un “gesto” proprio del tutto inaspettato per l’Amministrazione Comunale l’occupazione della ex scuola Pietro Donato di Paradiso.
L’amministrazione dopo tanto tempo dalle nostre richieste, ci dichiara Valentina Roberto, è riuscita a tirar fuori una scuola, quella di Paradiso, su proposta dell’Assessore Mantineo e siamo riusciti ad avere le chiavi d’accesso. Mantineo le ha consegnate a me personalmente ed insieme a Clelia Marano ed alle famiglie, all’indomani siamo andati a vedere questa scuola.
E’ ovvio che se quello che ha dichiarato la Roberto è vero e cioè che l’Amministrazione già da tempo, attraverso l’Assessore Mantineo, aveva deciso d’assegnare a quelle tre famiglie la struttura dell’ex scuola Pietro Donato, non si capisce più di quale presunta occupazione bolscevica o meno si stia ancora scrivendo sui giornali o parlando nei corridoi paludati della politica locale.
Con le famiglie e con le chiavi, insiste la Roberto. Siamo entrati con le chiavi, le famiglie hanno visualizzato la scuola, hanno visto che la scuola era abitabile e che si dovevano fare solo dei piccoli lavori di manutenzione nei bagni, allacciare la luce e l’acqua. Quindi sarebbe stata una questione di poco tempo ed avendo lo sfratto alle porte queste famiglie si sono sentite rassicurate con l’impegno che avrebbe avuto la scuola in consegna entro 15 giorni, tanto da contrassegnare con il loro nominativo le aule che sarebbero diventate la loro abitazione d’emergenza.
Sono passati 15 giorni e poi un mese, poi ancora… mentre queste famiglie andavano a controllare dal di fuori dell’ex plesso scolastico se fossero iniziati i lavori promessi. Prosegue la Roberto E le chiavi chi li teneva ? Sono state riconsegnate all’Amministrazione Comunale per i lavori di manutenzione nei bagni, allacciare la luce e l’acqua.
“Nello stesso periodo i rappresentanti dell’Unione Inquilini Messina e del PRC incontravano la Giunta Comunale con la presenza di Mantineo e De Cola (Assessore ai servizi sociali il primo e Assessore alle Manutenzioni il secondo), conclude la Roberto, e in quella sede entrambi assicuravano che i lavori sarebbero finiti prima di Natale. Ancora una volta ritorno al Comune perché una di queste famiglie recatasi sui luoghi prendeva atto che non vi era nessun lavoro in corso, non vi erano operai e neanche i vicini avevano visto niente. Incontravamo De Cola che ci dichiarava che i lavori non erano iniziati…
Domandarsi come mai un’emergenza abitativa si sia trasformata da fatto contingente a caso politico, nel senso politicamente inteso del vedere le “cose” in una certa ottica di favore per i più deboli, è un mistero che sfugge. Ed infatti, solo di un caso di emergenza abitativa si tratta perché non si può immaginare che queste famiglie come quelle allocate nell’ex scuola di Cataratti abbiano scientemente e volontariamente deciso di passare il resto dei loro giorni in delle aule scolastiche invece di pretendere un alloggio popolare che sicuramente spetterebbe loro di diritto. Ora può anche essere giusto che un Amministrazione provveda a programmare un serio intervento di riqualificazione del patrimonio immobiliare per rispondere alle esigenze abitative della popolazione ed allora ben vengano i progetti e quant’altro, ma in tal caso non si sarebbe dovuto promettere loro mari e monti.
Ma le chiavi dall’amministrazione le ha ricevute ?
L’assessore Mantineo ci ha dato le chiavi per andare a fare un sopralluogo con le famiglie…Ci dichiara Clelia Marano —io non tratto più la questione paradiso, ho altri progetti, ho i 66 minori di cui mi sto occupando, ho i Mercati Generali (il progetto dell’Amministrazione di provvedere a costituire un rifugio giornaliero per i senza dimora)…
E’ vero che c’erano già i nomi dei nuclei familiari dietro le porte delle aule ?
Solo perché quando si è fatto il sopralluogo loro…a modo loro…si sono scelti le aule. Ed io in quella occasione … ne ho caricati 7 sulla macchina. In ultimo vorrei ricordare che io non sono né Dirigente, né Assessore …anche se speravo che i lavori si potessero fare al più presto possibile.
Per finire abbiamo sentito Nina Lo Presti, che insieme a Luigi Sturniolo, si è dissociata dalla decisone della Giunta Accorinti di stigmatizzare il comportamento dei nuclei familiari che per non aspettare più le lungaggini dell’amministrazione erano entrate i quelle che consideravano già le “loro abitazioni”, convinte che per le piccole riparazioni avrebbero potuto contare sull’aiuto dei movimenti e delle associazioni che li avevano affiancati in quell’avventura.
Lei pensa che sia stata un’occupazione vera e propria ?
La mia posizione è stata abbastanza fraintesa…è stata un’occupazione ma comunque c’era già in fieri un affidamento degli appartamenti perché c’è stato un sopralluogo ed ho saputo che avevano pure le chiavi. E sul paventato ritorno dei Soviet che mi dice ? Noi siamo dalla parte dei più deboli, sempre e comunque…è ritornata la giustizia. Vogliamo la giustizia, poi che si chiami Soviet o in altra maniera non è importante.
Per onestà intellettuale dobbiamo riconoscere che se le chiavi erano ritornate in mano all’amministrazione per fare i lavori di manutenzione e le famiglie ciononostante sono entrate lo stesso nel plesso scolastico in questione una sia pur minima occupazione si è concretizzata. Tutto sta a vedere come l’amministrazione deciderà di considerare la vicenda tenendo a mente una serie di circostanze: ed invero, prima di tutto si è trattata di una emergenza abitativa, lo attesta la circostanza che ad essere “occupate ” sono state delle aule e non delle case sia pure popolari; che a monte vi era un’aspettativa, da tutti riconosciuta ed ingenerata dalle promesse fatte dalla stessa amministrazione ed in ultimo, ma non meno importante, è lo stesso art. 633 c.p., ove si decidesse di sposare la teoria del “reato” lanciata dalla sindacalista Valentina Roberto, che lascia all’Amministrazione il potere o meno di denunciare i fatti. ( art. 633 c.p. Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni o con la multa da lire duecentomila a due milioni. Le pene si applicano congiuntamente, e si procede d’ufficio, se il fatto è commesso da più di cinque persone, di cui una almeno palesemente armata, ovvero da più di dieci persone, anche senza armi).
Questo significa che a secondo del sopralluogo fatto oggi dai Vigili Urbani e dalle persone ivi riscontrate o dalle risultanze che emergeranno domani al San Filippo, potrebbe dipendere esclusivamente dall’Amministrazione considerare l’occupazione come abusiva o come frutto di una c.d. disobbedienza civile, fermo restando che i Vigili Urbani quali pubblici ufficiali anche se lasciati soli o senza una Amministrazione Comunale alle spalle non potranno che fare il loro dovere.
Pietro Giunta
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da una verifica dell’art. 639 bis risulta che comunque l’azione penale sia obbligata