Questo primo anno dell’Era Accorinti è iniziato letteralmente a “piedi nudi”. E’ stato questo il primo istrionico gesto pubblico con il quale Renato Accorinti – che ha subito preteso ed imposto a tutti coloro con il quale interagiva un familiare “tu”, piuttosto che l’ossequioso e pur dovuto “Sig. Sindaco”- ha iniziato la sua avventura nelle vesti di Sindaco del Comune di Messina. La fine, invece, ci ha consegnato la tragicomica novella della mancata consegna del cero alla Madonna di Montalto da parte dell’Amministrazione Comunale Accorinti, il mancato pagamento della Banda Musicale per la processione del “vascelluzzo” e tutte le altre spese che una volta rientravano sotto la definizione di spese di rappresentanza, le quali sono oggi bandite dalle casse comunali del Comune di Messina per volere della Corte dei Conti.
Detto questo, sarebbe ingiusto affermare che tutte le critiche che i Messinesi, i Sindacati e i Consiglieri Comunali fanno all’Amministrazione Accorinti siano limitate alle spese di rappresentanza. Il mancato pagamento regolare dei lavoratori delle cooperative che hanno in gestione il welfare cittadino, la pista ciclabile che ancora deve attecchire come idea di città moderna, l’isola pedonale, il tasso di disoccupazione sempre più ampio che vede i nostri ragazzi costretti ad espatriare al Nord, le carenze del trasporto pubblico cittadino, terrestre, ferroviario, marittimo e tra cui spicca l’emergenza TIR in città e di cui non si è ancora capito se ci “sono” o ci “fanno” , la “discarica” – anche se la chiamano Biostabilizzatore di Pace- posta nel centro cittadino, sono tutti argomenti ed altri ve ne sarebbero , di cui l’Amministrazione Accorinti non può fare a meno d’interrogarsi. A tal proposito ci si domanda: ma che fine hanno fatto quelle belle conferenze stampa periodiche con le quali l’amministrazione e i singoli Assessori erano soliti rendere noti gli obbiettivi da raggiungere e quelli già raggiunti ?
D’altra parte è indubbio che il “profumo” di una luce in fondo al tunnel s’incominci a vedere. Sono sotto gli occhi di tutti i recenti interventi di bitumazione del manto stradale che hanno e stanno interessando molte Vie cittadine, dove si lavora solo di notte e la mattina la strada sembra essere nuova. Niente più file interminabili sotto al sole cocente dietro al solito camion che “sputa” pece o rovinare le ruote della macchina su strade scarificate per giorni e giorni in attesa che i lavori finiscano. La possibilità di poter anche “cremare” i propri morti. Appalti, sia pure all’interno d’importi medio bassi, che incominciano a seguire il loro regolare e naturale corso senza “conteziosi” e lungaggine che ne appesantiscono il costo e l’iter amministrativo, e non è poca cosa se si pensa che la maggior parte delle manutenzioni ordinarie e qualcuna di quelle straordinarie della vita quotidiana della città rientrano in questa tipologia, e purtuttavia senza avere gli onori della cronaca.
Come detto, non è tutto rosa e fiori e molto vi è ancora da lavorare ma bisogna riconoscerlo. il Sindaco Renato Accorinti, come peraltro sempre ha detto e dimostrato nei fatti, è un “umile” uomo delle Istituzioni. Quanti altri della vecchia scuola dei Sindaci passati, dopo la bagarre del cero che è sconfinata nel ridicolo e con battute di vario genere e tipo che di religioso hanno ben poco, sarebbero andati nella Chiesa della Madonna di Montalto a portare il cero di 25 libbre donato da un anonimo benefattore per i divieti posti dalla Corte dei Conti ? A presenziare e a stare a capo chino, quasi “penitente” tra i penitenti e poi a pregare, lui non cattolico, leggendo la preghiera sino al fatidico Amen ? Ed è stato lo stesso vescovo della Città, Monsig. Calogero La Piana, a riconoscere il gesto e a ringraziare della presenza alla cerimonia del primo cittadino.
Quanti altri, davanti alle infamanti accuse di voler abbandonare e prendere a schiaffi una tradizione secolare di oltre 250 anni, di non rispettare il senso di religiosità naturale della Città oltre e soprattutto a “voler violare” un obbligo “giuridico” che il Senato cittadino di Messina assunse ben prima dei patti Lateranensi*, non avrebbe mandato in rappresentanza del “Senato della città” un Assessore qualsiasi ? Ad esempio, l’Assessore Daniele Ialacqua, ormai predestinato a sostituire Renato nelle più disparate occasioni e tra cui spiccano quelle che vedono coinvolte le Forze Armate oppure l’Assessore alla cultura Tonino Perna, considerando che oltre alla vicenda religiosa vi è una rilevante componente popolare, tradizionale e culturale.
E invece, no. Renato, il Sindaco della Città di Messina, è stato presente alla cerimonia in prima fila, al suo fianco il Presidente del Consiglio Comunale Emilia Barile e a seguire le Autorità militari ,politiche e religiose. L’immagine che ne viene fuori ricorda quella dell’inizio dell’avventura di Accorinti quando, in occasione della celebrazione della Vara 2013, in un palco allestito sotto il campanile del Duomo di Messina la neo eletta Emilia Barile, palesamene emozionata, abbracciava l’inaspettato, improbabile e per certi versi inconcepibile nuovo Sindaco di Messina. Certo, le cose oggi sono totalmente cambiante e le frizioni quotidiane tra Consiglio Comunale e Giunta Accorinti sono sempre più al centro della vita cittadina. Ciò non toglie che molti, osservatori e cittadini comuni, in quell’abbraccio hanno pensato o sperato di potere vedere un nuovo modo di fare politica e amministrare la città.
Dall’assumere il ruolo di capo vara al portare a spalla la barretta; dallo sventolare la bandiera della pace di fronte alle forze armate alla difesa a spada tratta dei senzatetto e dei migranti, con frizioni e incomprensioni anche “accese” con il Prefetto di Messina; dall’assumersi il ruolo di parafulmine di mancanze decennali, pagandone il relativo scotto rappresentato da proteste sempre più eclatanti ed accese in cui spicca e stride l’assenza totale delle forze dell’ordine che dovrebbero essere poste a tutela della figura Istituzionale di un Sindaco di una città di 250 mila abitanti, all’addossarsi la totale responsabilità delle scelte fatte in primo luogo da altri, come la nomina dei numerosi “esperti” che vengono dal Nord e che a qualcuno ha fatto pensare che a Messina ormai non esistono più valide professionalità.
Ma non basta. O meglio, non è stato solo questo il primo anno dell’era Accorintiana. La banca del tempo, la Casa di Vincenzo, il Registro delle Unioni Civili, i Beni Comuni e la tutela dei beni abbandonati, l’occupazione della casa del portuale e la Street Art, la pista ciclabile, l’isola pedonale, la differenziata e il risparmio sulle tasse ad essa collegata, la lotta all’evasione delle tasse locali e l’avvio della riforma degli estimi catastali degli immobili cittadini…
Tanti argomenti, tante associazioni e gruppi d’interesse che indicano e propongono, tanta gente che discute, suggerisce, s’accapiglia e s’esaspera, il Palacultura sempre occupato e con nuove iniziative, il Salone delle Bandiere che è finalmente diventato il salone di “rappresentanza” dei cittadini di Messina che lo riempiono un giorno si e l’altro pure…una Città che lentamente si risveglia da un sonno e un sogno oltremodo lungo ed esasperato Quel mitico sogno degli anni 60/70 che vedevano i Messinesi intenti nella leggendaria ed ormai mitica “passeggiata al mare” senza nulla chiedere e senza nulla pretendere, cittadini bastanti a se stessi che nulla avevano da chiedere ai propri Amministratori.
Tutto questo non è e non può essere merito di un solo uomo, ma è la spinta propulsiva, la voglia di cambiamento di 47.866 votanti, oltre un 1/3 dell’elettorale attivo di Messina che ancora spera in quelle “cose”, quelle iniziative, quelle proposte che se si ha la pazienza di fare un semplice clic sulla tastiera fanno comprendere, anzi scoprire, la normalità di un comune e quotidiano vivere cittadino di una città normale, purtroppo altre e diverse città che ancora non sono Messina.
Non sappiamo se vi potrà essere un secondo anno dell’Era Accorinti, essendo ancora la sua elezione posta sotto la spada di Damocle di un giudizio amministrativo presso il CGA di Palermo, l’unica cosa di cui possiamo essere certi è che lo troveremo, Sindaco o meno, con il suo solito abbigliamento, l’immancabile maglietta Free Tibet, jeans e scarpe da tennis, ma con la barba perfettamente curata, regolata e tagliata che fa comprendere come forse tutta quella “zallagine” – essere rozzo e buzzurro, perché a causa del suo abbigliamento “finto” casual è stato accusato anche di questo il Sig. Sindaco del Comune di Messina- non è poi così scontata.
Pietro Giunta
*Il famoso patto che nel 1929 mise un punto fermo tra i rapporti tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica e pose le basi per uno Stato prima ancora che democratico, laico. Nota necessaria sia per spiegare perché lo stesso “obbligo” l’amministrazione Comunale non ha in tutte le altre festività e ricorrenze cittadine, di quartiere o locali e sia per sottolineare come l’impegno assunto nel 1700 dai Senatori della città, “ ci si impegna a donare ogni anno un cero di 25 libbre in occasione della ricorrenza” oggi sia da considerare una semplice e nobile tradizione, in caso contrario sarebbe stata una spesa dovuta per legge ed esonerata dalla mannaia sulle spese di rappresentanza della Corte dei Conti.