Un percorso espositivo che racchiude oltre 3500 anni di storia: “Mirabilia Maris. Tesori dai mari di Sicilia.” è la mostra allestita presso le Sale Duca di Montalto del Palazzo Reale di Palermo, ideata a curata da Sebastiano Tusa, soprintendente del mare della Regione Sicilia, e promossa dall’Ars e dall’Assessorato ai Beni Culturali, oltre che dalla stessa Soprintendenza del Mare e dalla Fondazione Federico II di Palermo in collaborazione con altri partner europei. Visitabile dal 6 novembre 2016 al 6 marzo 2017, per chi se la fosse persa eccovi un piccolo report delle incredibili testimonianze storico – archeologiche subacquee provenienti dai ricchi fondali siciliani.
Già ospitata ad Amsterdam e Oxford, evidenzia come la Sicilia sia stata, fin da epoche remote, scenario di scambi commerciali, battaglie e migrazioni.
Appena entrati ci si sente subito avvolti dal profondo blu, il colore che accompagna noi isolani in maniera costante. Sette sezioni raccontano, attraverso i reperti esposti e i relativi pannelli, le diverse fasi della storia siciliana: la maggior parte degli oggetti non sono mai stati presentati in Sicilia e questo, certamente, rende la mostra unica. I reperti spaziano dalla statuaria alle suppellettili da mensa, anche in metallo prezioso, ai complementi di navigazione fino ad arrivare agli strumenti da guerra. Filmati storici, video – installazioni, ricostruzioni virtuali dei siti e relitti calano il visitatore nella magia del Mediterraneo, definito da F. Braudel un’immensa spugna che lentamente si è imbevuta di ogni conoscenza.
I reperti più affascinanti sono certamente le anfore destinate al vino o al garum, la regina delle salse dell’Antica Roma che accompagnava tantissime pietanze ed era ottenuta dalle interiora di pesce; oppure l’anfora tardoromana (275 – 300 d.C.) con concrezioni di corallo abbarbicate sul corpo del vaso, proveniente dal Relitto di Levanzo.
Ancora, last but not least: i bellissimi rostri in bronzo della battaglia delle Egadi, combattuta tra la flotta cartaginese guidata da Annone e quella romana di Lutazio Catulo, che pose fine alla prima guerra punica il 10 marzo del 241 a.C., facendo della Sicilia la prima Provincia romana. Questi oggetti di sfondamento montati sulla prua delle navi per colpire e affondare le imbarcazioni nemiche, sono stati rinvenuti nell’ambito della campagna di ricerche “Archeoegadi 2014”, condotta dalla Soprintendenza del Mare, a largo di Capo Grosso (Isola di Levanzo).
Il merito di aver ricostruito questa importantissima battaglia, che cambia un po’ le sorti del bacino del Mediterraneo decretando l’inizio del declino cartaginese e, quindi, l’ascesa di Roma, va a S. Tusa: l’archeologo subacqueo, in un filmato della mostra, racconta del suo sogno divenuto realtà, ovvero l’aver individuato, con estrema precisione, il luogo esatto di questa battaglia, che da sempre si riteneva fosse stata consumata nella Cala Rossa di Favignana.
Partendo dalle dichiarazioni di un subacqueo di Favignana, che raccontavano di un «mare di ancore», forse 150 ceppi, osservati a est di Capo grosso, egli perlustrerà i fondali attorno a Levanzo che restituiranno 11 rostri, otto elmi, anfore e altri oggetti. Di questi undici, tre fanno bella mostra di sé in questa esposizione e sembra piuttosto che siano loro a guardare il visitatore e sussurrargli ciò di cui sono testimonianza attraverso la vittoria alata che decora uno e l’incisione con il nome del questore che lo fece fondere, o l’elmo piumato di un altro; il terzo, probabilmente cartaginese, reca un’invocazione al dio Baal.
Questa vicinanza con ciò che fino a ieri era in fondo al mare, immerge il visitatore nella storia dei mari di Sicilia, da Panarea a Mazara, da Lipari alle Egadi, da Marzamemi a Sciacca e Avola, e affascina a tal punto da farlo sentire ancora oggi parte di essa.
Avrete certamente capito che questa ha tutto il sapore di essere una mostra imperdibile: nata da un’idea siciliana, continuerà il suo giro in Europa nei musei che l’hanno voluta finanziare (Bruxelles, Copenaghen, Bonn).