Riflessioni in occasione di un anniversario.

1
395
- Pubblicità-

Irene Falconieri

Ieri ho fatto il mio (quinto) ultimo bagno: Il sole splendeva forte su Scaletta e illuminava  una spiaggia silenziosa e rassicurante, bellissima nonostante l’incuria in cui versa ormai da tre anni. Mentre le onde mi cullavano col loro morbido andirivieni, osservavo la costa che sormonta Scaletta e tutta la riviera ionica. La memoria a volte gioca strani scherzi e, riflettendo su quanto la bellezza della nostra terra sia anche la sua fragilità, in pochi istanti, senza volerlo, sono tornata indietro nel tempo a quel pomeriggio di tre anni fa:  un cielo improvvisamente buio, il suono della pioggia divenuto assordante rumore, l’acqua che diventa fango e travolge ogni cosa…

E’ per me impossibile descrivere quegli eterni istanti in cui molte vite sono cambiate, bisognerebbe possedere l’arte di un poeta, arte a me sconosciuta. Nonostante ciò, nonostante l’incapacità di raccontare emozioni e paure, una riflessione più delle altre invade la mia mente, un pensiero che vorrei condividere, una forma personale di commemorazione

Ricorre oggi il terzo anniversario della alluvione che ha distrutto Scaletta e Giampilieri. Qualche giornalista (a Scaletta pochissimi, a onor del vero) è tornato nei luoghi dell’evento per raccontare una storia non ancora conclusa, e mentre sui social network si avvicendano i commenti, si sovrappongono le immagini, si rincorrono i ricordi di un giorno qualunque trasformatosi in tragedia, passeggio per le vie poco affollate del paese, cerco di ricordarlo com’era e immaginare come sarà una volta conclusi i lavori di ricostruzione. Cosa è cambiato in questi anni? Quanto lavoro è stato fatto e quanto ancora resta da fare?

Scaletta sembra un enorme cantiere: rumori di escavatori e polvere accompagnano la quotidianità di chi vive questi luoghi e nelle parole di alcuni è facile percepire quel senso di rabbia che sta per trasformarsi in sconforto. I tre anni appena trascorsi sono stati anni di lotte e dolorose delusioni. Piccoli risultati sono stati raggiunti a prezzo di un enorme impegno e infinite critiche. Nonostante questo, non ho mai smesso di pensare che quanto accaduto il primo ottobre 2009 potesse trasformarsi in un’occasione di cambiamento. Perché ciò avvenga è però necessaria una forte convinzione e l’impegno di tutti.

Non basta ricordare se il ricordo non si trasforma in consapevolezza, se non ci induce a riflettere sulle responsabilità pubbliche e private di una tragedia. Ho avuto il piacere e l’onore di incontrare persone, familiari di vittime e sopravvissuti a disastri, che con il loro impegno e la loro forza hanno saputo trasformare le commemorazioni in momenti di crescita collettiva e i ricordi in strumenti di lotta e difesa del proprio territorio, persone capaci di rivendicare, e spesso ottenere, quella giustizia sociale che dappertutto in Italia sembra essere negata.

Anche grazie a loro ho imparato che la memoria va quotidianamente esercitata, ogni giorno dell’anno: nel segreto dell’urna, quando scegliamo a chi affidare l’amministrazione dei nostri territori; quando prendiamo decisioni che possono condizionare la qualità della nostra vita e quella di chi vive accanto a noi; quando scegliamo se delegare ad altri o partecipare per rivendicare personalmente quanto ci spetta di diritto. Se così non è, se i ricordi non ci aiutano a riflettere e immaginare quale futuro desideriamo per noi e per chi verrà dopo di noi, le commemorazioni rimarranno solo un vuoto contenitore di slogan preconfezionati e pronti all’uso.

E da domani, come sempre, tutto tornerà uguale a ieri.

- Pubblicità-

1 commento

  1. i MESSINESI ALL’ESTERO FANNO DI TUTTO PER SOSTENERE MESSINA MENTRE I POLITICI PENSANO SOLO AD INGRASSARE SMISURATAMENTE. LA COLPA E’ ANCHE DI CHI LI VOTA E POI LI CRITICA.
    LUIGI DE LUCA
    AUSTRALIA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome qui