Rosario La Rossa, vedere oltre Scampia

Oggi conosciuto come scrittore, editore e imprenditore, è lo stesso ragazzo che decise di non arrendersi a quella Scampia che il 6 novembre del 2004 gli portò via il cugino Antonio Landieri, 25 anni, vittima innocente del fuoco incrociato di due clan camorristici.

A soli 15 anni decide di usare quella rabbia per restituire dignità e memoria ad Antonio e alle vittime delle faide camorristiche. Nato e cresciuto a Scampia e con soli 30 anni sulle spalle, Rosario Esposito La Rossa, porta avanti innumerevoli lotte e progetti. Insieme all’inseparabile compagna di viaggio Maddalena Stornaiuolo, ( intervistata contestualmente e di cui potete leggere qui) ribalta con un attivismo vulcanico l’idea stessa di opportunità territoriale e diventa il simbolo di una Scampia che non si arrende. 

Un viaggio straordinario che dal 2007, con la nascita dell’associazione Vo.di.Sca (“Voci di Scampia”), inizia a modellare una nuova realtà, un nuovo concetto di quartiere.

Progetto che si fortifica nel 2010 quando, sempre insieme a Maddalena, diventa proprietario dello storico marchio editoriale Marotta&Cafiero editori, trasformandolo in una casa editrice con testi prodotti dal basso e sede a Scampia. Lo stesso anno nasce la compagnia “Vodisca Teatro”. Seguono la squadra “Scampia Rugby Football Club”, il marchio “Made in Scampia”, che mette insieme decine di realtà del territorio producendo prodotti enogastronomici e culturali e nel 2014 il Marotta&Cafiero Store, la prima libreria di Scampia.

Ma Rosario e Maddalena volgono lo sguardo ancora più a sud, alla casa editrice Coppola editore, fondata nel 1984 da Salvatore Coppola a Trapani: “La fabbrica dei pizzini della legalità”, rinasce a Scampia creando quel ponte tra Sicilia e Campania tanto desiderato.

Due anni fa è la volta de “La Scugnizzeria“, la prima libreria-teatro del quartiere. Nel frattempo lo scrittore Rosario porta i suoi lettori a casa al grido di “… resisti Scampia, resisti.”Di mezzotante altre realtà e iniziative tutte rivolte a un territorio che se è tra i più narrati di Italia, è ancora tutto da raccontare. 

Una vita, che sembrano mille. Dalla voce di Rosario abbiamo voluto ascoltare la storia di quest’avventura che supera per volontà e coraggio i racconti e le cronache di un quartiere ferito e “immutabile”, ma che immutabile non è.

Rosario, chi eri prima di quel giorno che ti portò via tuo cugino Antonio?

Ero un ragazzo che voleva fare il calciatore, giocavo in una squadra professionistica, non avrei mai immaginato di scrivere libri, né di pubblicarli o addirittura di aprire librerie. Amavo molto leggere ma si fermava tutto lì. Nella vita volevo fare il calciatore.

Da ragazzino, come vivevi quel che ti accadeva intorno?

Ero assuefatto. Ero cresciuto in quel contesto, per me era normale. C’era poca analisi critica rispetto a quello che avveniva, c’era assuefazione al brutto. Eravamo tutti abituati agli spacciatori sotto casa.

Con libri, teatro, musica e sport avete modellato quella realtà dal basso, costruendo una piovra di attivismo e legalità…

Sono tutte iniziative che mirano a dare quelle opportunità che noi non abbiamo avuto. Io per comprare un libro dovevo fare 10 chilometri e 8 fermate della metropolitana. Oggi c’è un luogo di 140 mq dove si vendono libri, si fa teatro, si costruiscono burattini, c’è la radio…creiamo delle strutture, dei luoghi a disposizione e all’altezza dei ragazzi.

Progetti che hai sempre portato avanti insieme a Maddalena Stornaiuolo, donna di Scampia, come la descriveresti?

L’hai descritta perfettamente. Lei è il prototipo della moderna donna del quartiere. Nata in questo quartiere, cresciuta nelle Vele. E’ partita da meno tre e si è laureata, gestisce una scuola di recitazione, fa film, spettacoli teatrali… è un esempio per le ragazzine del quartiere, che è una cosa bellissima. Noi non veniamo da famiglie agiate e non abbiamo nessuno alle spalle, né padrini politici. Tutto quello che facciamo è frutto del nostro impegno e del nostro lavoro.  Di conseguenza lei è questo, è una che viene dal basso, da un contesto difficile e sta riuscendo a coinvolgere in quello che fa le ragazzine del territorio…che è una cosa meravigliosa. Lei viene fuori e far venire fuori il fatto che in questo quartiere le donne non sono solo mamme. Mentre per anni è stato così.

Scampia non è una realtà semplice, quali difficoltà avete dovuto superare e come le avete superate?

Oggi si fanno cose che dieci anni fa erano impensabili, come portare gli scout in giro per il quartiere. Noi abbiamo sicuramente avuto dei problemi, ma non di natura camorristica, ma di scetticismo da parte delle Istituzioni, soprattutto quando a 19 anni abbiamo iniziato con la casa editrice. Nessuno ci credeva…in un quartiere col più alto tasso di analfabetismo del sud Italia. Ci dicevano che avremmo chiuso dopo qualche mese, siamo qui dopo 9 anni a festeggiare 110 libri pubblicati in questo quartiere. Lo scetticismo, dunque, e una burocrazia che ci ha portato allo stremo. “La Scugnizzeria” ad esempio è di proprietà della nostra associazione perché le Istituzioni non sono state capaci di affidarci uno spazio abbandonato che avremmo ristrutturato a spese nostre con tanto di finanziamento in mano, perché l’affidamento durava solo tre anni. Come fai a recuperare i fondi con così poca prospettiva? A un certo punto abbiamo deciso di investire da privati in uno spazio nostro dove almeno possiamo ragionare a lungo termine. Non c’è mai mancata né forza né creativa. Se avessimo fatto questa cosa a Bologna probabilmente staremmo gestendo un palazzo.

Anche la gente del quartiere era scettica dieci anni fa? E cosa è cambiato in questi anni?

Sicuramente è cambiata la consapevolezza. La gente oggi vuole che si parli bene di questo quartiere. Perché sta vedendo il cambiamento. I genitori ti dicevano “vattene fuori, vattene via”, oggi invece investiamo qui. Perché comprare un locale e mettere su una libreria a Scampia? Era follia dieci anni fa, ma la reazione della gente è stata stupenda…sta andando talmente bene che il mese prossimo ne compriamo un altro e ci facciamo una palestra per i bambini.

E sono tutti luoghi pieni di ragazzi tolti alla strada…

Abbiamo comprato questo spazio di 140 mq e dopo 18 mesi non basta più per il numero di persone che vengono. Migliore risposta di questa da parte della popolazione non poteva esserci.

Non vi siete fermati solo a Scampia ma avete rivolto lo sguardo ancora più a sud, con la fabbrica dei pizzini della legalità, legando due realtà come la Sicilia e la Campania.  

Noi con la Sicilia abbiamo un rapporto bellissimo. La amiamo e la sosteniamo. Stiamo pubblicando e ripubblicando libri editi in Sicilia e abbiamo messo in piedi “la fabbrica dei pizzini della legalità” dove il mese prossimo stamperemo i primi pizzini totalmente fatti a mano, qui nel quartiere, dai ragazzi, con macchinari di proprietà della nostra casa editrice. La cosa bella è che un ragazzo potrà venire qui creare il proprio pizzino della legalità senza dover chiedere niente a nessuno. Credo che Salvatore Coppola, che ideò questi pizzini, starà festeggiando…ovunque si trovi.

Ti cito: «Non smettere mai di vivere, cara, adorata, mamma Scampia». Chi è mamma Scampia?

Mamma Scampia rappresenta soprattutto la parte femminile di questo quartiere. Non a caso ho utilizzato mamma, perché questo un quartiere prettamente femminile, gli uomini o sono a lavorare fuori o sono in galera.

E’ un quartiere che, dal basso, si sta scrollando di dosso l’alone della criminalità organizzata. Siamo passati da 21 piazze di spaccio a 2. E’ una mamma che ha perso tanti figli ma che nonostante questo è rimasta.

Uno dei figli che mamma Scampia ha perso è proprio Antonio, cosa direbbe oggi vedendo com’è cambiato il quartiere?

Antonio, Dario, Annalisa … tutte le 17 vittime innocenti di quest’area. Sicuramente il loro sacrifico non è stato invano. Questo quartiere poteva anche crollare completamente dopo che in 6 mesi ammazzano 17 persone innocenti tra cui 8 donne e 6 minorenni. Poteva crollare anche dal punto di vista psicologico, invece ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo fatto cose che oggi ci invidiano in tutta Europa. E’ una cosa bellissima, strepitosa e fra 10 anni si parlerà di questo posto come un modello da seguire per uscire fuori da situazioni disastrose

Vostra figlia crescerà a Scampia?

Questo è un nostro atto di coerenza, fare crescere i nostri figli in questo quartiere. Una cosa che dobbiamo fare come genitori è far sì che questo posto sia alla sua altezza e degno di essere vissuto da un bambino. A me piacerebbe un giorno dire a mia figlia: «Questo posto faceva schifo, oggi è un po’ più bello grazie anche al tuo papà e alla tua mamma».

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