Sanità pubblica, dopo le ipocrite celebrazioni

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Sanità pubblica. Chissà se abbiamo compreso, attraverso la severissima lezione che ci sta impartendo la pandemia in corso, che promuovere e garantire salute a tutti i cittadini (secondo i dettami costituzionali posti alla base della nostra Repubblica) in una realtà sociale complessa come quella in cui viviamo significa concretizzare, finalmente, un modello organizzativo del Servizio Sanitario Nazionale che ponga la cosiddetta “medicina del territorio” al centro, appunto, del “sistema-salute”.

Una “medicina di prossimità”, insomma, che riconferisca senso all’esercizio della cosiddetta “medicina di base”. Il tutto attraverso strutture ambulatoriali che siano in grado, per preparazione professionale, per adeguatezza d’organico del personale medico ed infermieristico, per dotazioni tecnico-strumentali, di offrire ai cittadini con problemi di rilievo clinico una prima accoglienza di livello adeguato. Non solo sotto i profili diagnostico, assistenziale e dell’efficacia delle terapie, ma anche in grado di favorire un’ azione di conoscenza capillare delle caratteristiche ambientali e dei bisogni delle comunità che abitano il territorio stesso al fine di contribuire a promuovere consapevoli politiche sanitarie assicurando prevenzione, cura e, ove necessario, percorsi riabilitativi.

La “ratio” cui la sanità pubblica deve ispirarsi deve essere, in buona sostanza, quella di creare “filtri”, di adeguato livello qualitativo, in grado di ridurre in maniera drastica il ricorso alle strutture ospedaliere i cui presidi di emergenza e di degenza vanno preservati onde possano declinare al meglio le loro potenzialità di presa in carico e di gestione dei casi clinici, di varia pertinenza specialistica, ad essi affidati.
Si tratta, in definitiva, di dare concretezza a quella auspicata ” rete” di presidi sanitari efficienti ed attrezzati al meglio, in grado di valutare tempestivamente le risposte più idonee alle problematiche cliniche che di volta in volta si presentano all’ attenzione degli operatori medici.

Ma occorre anche, a monte di tutto quanto sopra considerato, rendersi conto, una volta e per tutte, che un servizio sanitario pubblico credibile, efficiente e, come detto, vicino alla gente è anche, di fatto, un avamposto di civiltà atto a garantire “salute” non solo come assenza di malattia ma anche come “sensibilità” rispetto all’ effettivo livello di benessere diffuso e di vivibilità degli ambienti in cui viviamo.

Si abbia a mente, in particolare, la necessità di guardare con ben diversa attenzione all’ assistenza ed alla cura delle fasce più deboli e fragili della popolazione, sempre più numericamente ampie e marginalizzate, come quella di età geriatrica, non a caso ferocemente aggredita e falcidiata dalla covid-19!

Tutto ciò deve tornare urgentemente al centro delle agende politiche future in materia di sanità pubblica. Richiamando contestualmente, e direi ormai obbligatoriamente, la necessità di ripensare sia le modalità di accesso agli studi universitari di medicina (e – in ispecie – della successiva ammissione alle scuole di specializzazione), sia le attuali precarissime condizioni della ricerca scientifica in ambito bio-medico, sia, presupposto essenziale, l’allocazione delle risorse economiche destinate alla salute pubblica in questo Paese.

Risorse che, appunto, vanno riservate al potenziamento ed alla riorganizzazione della sanità pubblica a mente del fatto che, soprattutto negli ultimi 20 anni, la sanità privata è stata destinataria di un’ enorme mole di finanziamenti pubblici!

Nessuno può essere contrario ad imprese private che si muovano con capacità, professionalità e trasparenza in un settore così delicato qual è, incontestabilmente, quello sanitario ma ciò certamente non a discapito di un servizio pubblico che, per parte sua, ha patito imponenti quanto dissennati tagli di spesa implicanti per altro, come di tutta evidenza , notevoli responsabilità politiche (che è opportuno qui sottolineare!) sia a livello nazionale che nelle sedi regionali dove i servizi sanitari concretamente si declinano!!

“…Solo se c’è disinteressato amore per l’Uomo ci sarà disinteressato amore per la scienza medica”!!! (Ippocrate di Coo, 460 – 377 a.C)
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