Si chiamava Silvia, l’ultima donna ritrovata morta nel freezer pozzetto della casa che condivideva con il fidanzato … l’altro giorno, la stessa sorte è toccato a Maria, e prima ancora ad Anna … le donne che incontrano la morte, per mano di un uomo, frequentemente il partner, è una quotidiana realtà .
L’Italia , sembra essere una nazione poco sicura per le donne, visto che l’omicidio è la prima causa di morte di donne di età compresa tra i 16 e i 44 anni.
Se nel 2006 su 181 omicidi di donne 101 erano femminicidi, nel 2012 su 151 omicidi di donne 127 erano femminicidi.
Personalmente preferisco parlare di omicidi familiari o omicidi di coppia , anziché di femminicidio, poiché ritengo che questo termine venga usato impropriamente e applicato in modo troppo generico…
Al di la della precisazione terminologica, la mattanza di donne a cui assistiamo da più di un decennio , più che legata solo ed esclusivamente al genere, pare essere collegata ad un problema più profondo, di carattere generazionale.
La prima cosa sensata che potremmo fare è interrogarci su cosa i nostri nonni/e, i nostri padri/madri hanno sbagliato nell’educazione trasmessa ai figli e alle figlie, poiché sicuramente qualcosa di sbagliato, c’è stato. Riflettiamo su alcune semplici evidenze … uomini e donne hanno due differenti sguardi sul mondo, “la dissimmetria fra uomo e donna nel modo di essere, di pensare e di stare al mondo è frutto dei guasti prodotti da un sistema di pensiero … è opera esclusiva di quella “bestia” che Naranjo definisce la“bestia patriarcale” (P. Zaretti).
I maschi sono stati sin da piccoli avviati alla cultura violenta , fatta di comportamenti aggressivi, giochi che privilegiano lo scontro fisico … le femmine, al contrario vivevano per apprendere e praticare l’arte della sottomissione … maschile ovviamente.
È se fosse questo sistema sociale, riferibile alla cultura degli uomini, a rappresentare oggi un problema?
Sembrano domande retoriche, non è così …. oggi ci siamo quasi “anestetizzati” a questi eventi, forse perché piuttosto frequenti e maledettamente scontati: a deciderne la morte sono mariti, fidanzati, padri, fratelli, amanti.
Ultimamente però, abbiamo assistito ad un ulteriore orrore … è accaduto che un giovane 16enne bruciasse viva la sua fidanzatina Fabiana, appena 15enne … spirito di emulazione nei confronti dei maschi adulti da parte dei più giovani? Forse si, forse no … anzi speriamo di no. Mi chiedo , quale può essere il motore che spinge un minorenne a comportarsi in un modo tanto terrificante?
Ma soprattutto … cosa abbiamo sbagliato?
Nel passato , lo scenario dominante era quello di una società “dominata dalle figure maschili che hanno esercitato un potere di esclusione sul genere femminile. E’ accaduto che uomini, monarchi, generali, papi, presidenti, banchieri ecc. abbiano gestito ogni ambito di potere nella sfera pubblica. E’ accaduto nella storia dell’Occidente, e non solo, che un soggetto di genere maschile abbia dato forma simbolica nella cultura, nell’arte, nella società, al proprio punto di vista, proponendolo come universale e neutro”(P. Bourdie)
È stato dunque l’ordine patriarcale dato alla società, ad aver avuto una qualche responsabilità nella diffusione di questo triste fenomeno?
Marcela Lagarde sottolinea che “la cultura in mille modi rafforza la concezione per cui la violenza maschile sulle donne è un qualcosa di naturale, attraverso una proiezione permanente di immagini, dossier, spiegazioni che legittimano la violenza; siamo davanti a una violenza illegale ma legittima, questo è uno dei punti chiave del femminicidio”.
Smettiamola di parlare e basta, di fare proclami che dopo qualche giorno vengono obliati in primis da chi li fa. Quello di cui abbiamo bisogno è un segnale forte da parte dello Stato, un messaggio operativo del fare e non solo del dire. Vorremmo vedere una “Grande Politica” – come Nietzsche la chiamava – una politica di protezione della donna che denuncia le violenze, che non si limiti a guardare, ma che abbia la convinzione di poter ribaltare questa situazione, che si attiva, che si interroghi e dibatta dell’uomo, con l\’uomo, per l’uomo e sull’uomo, con altri uomini in quanto parte del genere maschile e dunque in qualche modo implicati, anche se non singolarmente responsabili, di tanta efferatezza.
È una politica che deve fare rete attorno alla difesa della donna, non solo nelle piccole realtà, ma a livello globale, contrastando la logica del riduzionismo e della frammentazione. La violenza è costantemente esercitata nel mondo dal sistema di pensiero maschile e riscontrabile in ogni ambito e ad ogni livello di una società, che di civile … non ha più nulla.
Anche le donne devono continuare a dare il loro contributo per ottenere una svolta … e lo possono fare, “uscendo dalla posizione rivendicazionista e re-attiva in cui il patriarcato le ha cacciate, per
riappropriarsi di quella forza attiva che loro appartiene e che permetterà, attraverso
la diffusione moltiplicata di pubbliche iniziative sul territorio, di rendere sempre
più intelligibile e trasparente alla coscienza dei più, il vero luogo d’origine
dell’antagonismo e della violenza. Senza l’acquisizione di questa consapevolezza
da parte di uomini e donne, ogni sforzo per migliorare le cose sarà vano.
Ma c’è un’altra lacerazione alla cui ricomposizione le donne dovrebbero lavorare: la ricomposizione dell’antagonismo fra l’essere donna e l’essere madre due funzioni connesse che la logica oppositiva maschile ha provveduto a scindere non senza conseguenze per le stesse donne. Inutile dire che la progressiva mascolinizzazione della donne e la scomparsa del femminile, è la vera vittoria del patriarcato (P. Zanetti).
Oggi dobbiamo correre ai ripari, nella consapevolezza che il lavoro che ci attende è ancora enorme.
Nicoletta Rosi