La Regione approva il piano per la lotta alla desertificazione. Messina tra aree non sensibili e cattiva gestione.
Che la svolta green in Sicilia (come nel resto del Paese) non abbia fatto presa sulle coscienze dei cittadini è diventato chiaro il giorno dopo le elezioni europee. I verdi hanno registrato un vero e proprio flop e l’Italia sarà tra i grandi assenti dell’area green a Strasburgo con zero rappresentati nel gruppo verde del nuovo Parlamento europeo. Eppure tra le maggiori criticità del Bel Paese c’è proprio l’ambiente.
L’ultimo Atlante mondiale sulla desertificazione, elaborato dal Joint Research Centre dell’Unione europea, conferma il trend negativo dell’Italia con un quinto del territorio nazionale a rischio.
La Sicilia in particolare è ancora una volta in testa per primati negativi, attestandosi come la regione più minacciata dal fenomeno, eppure fino a due giorni fa non aveva un piano strategico per la lotta alla desertificazione.
Il 17 giugno scorso, infatti, proprio in occasione dell’apposita Giornata mondiale, il governo Musumeci ha approvato il documento predisposto dall’Autorità regionale idrica, grazie al contributo di un apposito Comitato tecnico-scientifico.
« Lo abbiamo redatto con l’obiettivo, finalmente, di compiere un passo deciso in questa direzione – ha evidenziato il governatore Nello Musumeci – senza una programmazione, infatti, non è possibile attivare le azioni utili e necessarie per risolvere i problemi. E’ come voler tentare di costruire una casa senza un progetto».
Ma qual è la situazione attuale dell’intera regione e della provincia di Messina nello specifico?
“Lo studio – si legge sul sito della Regione – evidenzia come il territorio siciliano mostri segni rilevantissimi di vulnerabilità alla desertificazione. In particolare, le “aree critiche” rappresentano oltre la metà dell’intera regione (56,7 per cento) e un altro terzo (35,8 per cento) è classificato come “fragile”.
Le zone più a rischio sono a loro volta suddivise in: “meno critiche” (identificate come C1) pari al 17,7 per cento; “mediamente critiche” (C2) con il 35 per cento; “maggiormente critiche” (C3) con il 4 per cento dell’intera superficie dell’Isola.
La provincia di Messina, come si vede nella mappa, offre uno scenario in generale meno critico rispetto al resto dell’isola, ma comunque contrastato e a rischio passando da zone “non soggette e non sensibili” ad “aree già altamente degradate, caratterizzate da ingenti perdite di suolo dovute alla cattiva gestione”.
Le cause di questa fotografia impietosa? Erosione, salinizzazione dei suoli, aridità e siccità, ma anche l’impatto delle attività dell’uomo.