Silvio e l’apologia del presidente operaio

Intere campagne elettorali basate sull’effetto comunicativo di un “Presidente operaio per cambiare l’Italia” con tanto di manifesti. Così Silvio Berlusconi all’indomani della sua decadenza si ritroverà nella veste ambita dell’operaio con la possibilità di misurarsi con realtà della solidarietà un po’ distanti dall’immaginario di Villa Macherio.

Berlusconi non è dello stesso avviso. A lui deve essere riconosciuto un ‘salvacondotto’. Così, ai giovani della riesumata Forza Italia ha spiegato come sia inconcepibile che uno che ha governato più di Alcide De Gasperi esca di scena così. Il Cavaliere si infervora e mette in chiaro: niente servizi sociali, io ho la mia dignità (in termini più espliciti: «non pulisco i cessi») e la grazia non la chiedo. Deve essere Giorgio Napolitano a darmela ‘motu proprio’.  E proprio rivolto al Capo dello Stato l’ex premier si rivolge affermando che “non dovrebbe avere un attimo di esitazione a dare, senza che io presenti la richiesta, perché ho la dignità di non chiederla, un provvedimento che cancelli l’ignominia dell’affidamento ai servizi sociali”. 

La longevità istituzionale non è garanzia di nulla. L’esempio di giganti della politica europea come lady Thatcher ed Helmut Kohl, usciti di scena per rilanciare le proprie formazioni politiche, dovrebbe dimostrare che quando il tempo del passaggio del testimone giunge, giunge per tutti. La sintesi adoperata da Silvio Berlusconi per descrivere l’impegno del servizio sociale dimostra però come la politica – questa politica – conosca molto poco il mondo del volontariato. Una realtà che Berlusconi in fondo conosce invece: le uscite plateali alla ‘Fondazione Incontro’ di Don Pierino Gelmini hanno fatto scuola. Lo stesso presule che il 28 gennaio 2001  celebrò la messa di commemorazione nel primo anniversario dalla scomparsa di Bettino Craxi per intenderci. Don Gelmini godeva di ampio sostegno non solo politico ma anche economico dell’entourage berlusconiano, ricevendo in occasione dei suoi 80 anni un assegno di 5 milioni di euro da parte proprio del Cav. Un assegno che difficilmente una onlus incassa con questa facilità ma soprattutto con cotanta liquidità.

Il mondo del volontariato italiano – questo Berlusconi o chi per lui nella successione al governo del paese lo sa benissimo – soffre di tagli di risorse che limitano l’azione di solidarietà di uomini e donne, operatori del no profit, organizzazioni cattoliche e laiche, che offrono canali di contrasto alle diverse povertà abbracciando le vite di centinaia di migliaia di persone.

Secondo l’ultimo rapporto Isfol e Osservatorio nazionale del Terzo Settore, il volontariato italiano impiega circa 12.000 dipendenti e 826.000 volontari, prevalentemente uomini (ma anche tante donne) in età compresa tra i 30 e i 54 anni, diplomati e già occupati. Oltre il 64% delle organizzazioni di volontariato si finanzia con entrate di origine prevalentemente privata, anche se non gode di donazioni generose come quelle offerte da Berlusconi all’amico Don Pierino. L’assistenza sociale, dove appunto il Cavaliere potrebbe utilmente scontare la sua “pena alternativa”, rappresenta la prima forma di attività, raggruppando il 37% del settore. L’esemplificazione di Berlusconi poco si addice quindi al valore di queste cifre, per uno che del marketing e della comunicazione è abbastanza esperto.

Dopo il 27 novembre Silvio Berlusconi potrebbe trovarsi ad accudire quindi malati traumatizzati, la tipologia di bisognosi a cui il volontariato offre in prevalenza  i propri servizi, altro che “pulire cessi”. In ogni caso i guanti di lattice non faranno perdere il carisma di un uomo che conosce la beneficenza e che per la prima volta si troverà a fare del bene affidandosi ai soli propri polsi, con l’uso stavolta delle mani per dare conforto, un conforto che non sempre può essere garantito dagli assegni del ragioniere Spinelli.

Fece rumore l’invito di Don Mazzi, alla vigilia della richiesta dei suoi legali per la concessioni ai servizi sociali, di avere il leader del centrodestra italiano ospite delle proprie sedi, quelle di Exodus una rete di comunità impegnate nelle attività di recupero per tossicodipendenti. Nel mirino del Cav in questi giorni torna proprio lui e quanti vogliono vederlo a fare il semplice volontario per scontare una pena, già mitigata dalla Corte d’Appello di Milano, per via del processo suoi diritti tv Mediaset. L’uso distorto dei servizi sociali serve a Silvio Berlusconi per infiammare i propri sostenitori ma lo stesso ex premier sa bene che al massimo gli toccherà solo di firmare un foglio di ingresso ed uscita per un servizio simbolico che dovrà prestare non tanto a sé stesso ma per l’appunto all’intero paese. Perché anche chi ha avuto importanti incarichi di governo, davanti alle sentenze, le sa rispettare non condividendole necessariamente.

Dagli ambienti della cooperazione sociale il giudizio è unanime. Il Cavaliere, un tempo “presidente operaio” e “fuori dalle righe” anche nelle uscite istituzionali, in ogni caso, stia tranquillo: la gente che lavora nella pulizia e nella sanificazione degli ambienti promiscui non si sente offesa dalla frase: “don Mazzi vorrebbe farmi pulire i cessi, mi sento umiliato”. Non tutti, infatti, possono vantare un numero di colf pari alle dita della propria mano (principio di realtà).

La gente del volontariato non produce solo beni ma soprattutto quella solidarietà sociale che lo Stato non riconosce più ai cittadini più bisognosi. La stessa gente che cura a domicilio i malati di Sla e quanti non hanno più soldi per essere ospitati in strutture convenzionate con una sanità pubblica che costringe le utenze a pagare il proprio ticket per ripianare i buchi miliardari procurati dai ‘nominati’ della politica.

Sono ormai solo i volontari che si fanno coraggio nella lotta per recuperare quanti nel nuovo miracolo economico hanno creduto negli ultimi vent’anni, convinti dai media e dalla cosiddetta“rivoluzione liberale” che la felicità era qualcosa che veniva fuori dallo scommettere oltre le proprie possibilità poiché ci sarebbe stato un mercato che avrebbe colto l’input economico e a breve l’avrebbe restituito, magari quadruplicato nelle tasche degli italiani.

Ogni lezione parte da un precedente. Pare che adesso anche i “cattivi maestri” si misureranno con la realtà.

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