Sonia Alfano presenta la sua “Zona d’ombra”

 

Il giorno è finalmente arrivato! Questo sembravano dire i volti di diversi cittadini barcellonesi e non solo, ansiosi di conoscere l’ultima fatica dell’On Sonia Alfano impegnata da anni nella lotta contro le mafie, nello specifico contro il sistema di potere che ha retto Barcellona e la provincia di Messina negli ultimi decenni.

Alla presentazione del libro “La zona d’ombra” uscito il 6 aprile scorso erano presenti, domenica 17 aprile al Palacultura B.Cattafi di Barcellona, oltre la parlamentare europea, il Senatore Beppe Lumia, Fabio Repici e Nicola Biondo. All’inizio della presentazione proprio Biondo ha aperto i battenti: “questo libro è un successo nella terra delle sconfitte dipinta da Sciascia”. Secondo Biondo ” la vittoria di Sonia è stata che lei ha imparato non solo a dire di no alla cattiveria ma a trovare una via d’uscita al dolore causato da un potere prepotente e violento”. Il libro è raffigurato come un netto no alla tesi sostenuta implicitamente dal potere mafioso “Vogliamo che viviate senza dignità, chiedendo favori”.

La grande narrazione di Biondo porta il discorso sulla natura della zona d’ombra che avrebbe, a suo dire, una duplice realtà, individuale e socio-politica: “la zona d’ombra è una terra di nessuno è quel limbro dove ognuno di noi almeno una volta nella vita si è trovato”. E’ anche, però,” quel luogo  dove uomini onesti e del malaffare si sfiorano, dove la città della luce e quella del buio si fondono e non le si distiguono più”.

A seguire, Fabio Repici compie un giro di ricognizione sul percorso lasciatosi alle spalle e su ciò che questa esperienza ha significato per la sua vita. Racconta le vicissitudini giudiziarie, e di come già dal 2001, anno in cui gli venne chiesta  dalla famiglia Alfano la disponibilità ad assisterli nel processo di rinvio che si sarebbe tenuto a Reggio Calabria, emersero i primi dubbi sull’onesta di alcuni protagonisti: “Sin dall’inizio  ci fu chiara una cosa: quello che era stato costruito sulla morte di Alfano era lacunoso e parziale. E poichè l’artista (Olindo Canali) che aveva realizzato era il quadro ne era protagonista capimmo che le cose erano celate da un muro di menzogne”.

Secondo Repici, i maggiori sforzi dei vari Cassata, Canali, Cattafi e del loro seguito sono stati dedicati all’occultamento della latitanza di Santapaola a Barcellona nei giorni dell’omicidio Alfano: “fino a giorni fa – continua l’avvocato –  l’occultamento della presenza di Santapaola a Barcellona è l’impegno preminente di giornalisti, avvocati e istituzioni che vogliono nascondere ancora la verità”.

Beppe Lumia, senatore Pd, esordisce commentando ironicamente la domanda posta da Benny Calasazio sulle recenti minacce ricevute dal senatore in una lettera anonima: “Ci sono rimasto male, perchè da Cosa Nostra mi sarei aspettato almeno una denucia per mobbing o stalking”.

E, portando il discorso su un piano di serietà, il senatore afferma: “La strategia del terrore fino ad oggi è stata dominio di Cosa Nostra. Noi dobbiamo rovesciare questa situazione. Bisogna che i mafiosi si sveglino la mattina col timore che gli manchi il terreno sotto i piedi”

Secondo Lumia, Santapaola venne a Barcellona proprio perchè nella cittadina tirrenica la mafia aveva invece solide fondamenta: “Santapaola nel 1993 viene a Barcellona perchè qui poteva trovare un ambiente accogliente e in grado di metterlo in contatto con le filiere di cui faceva parte, per  continuare a tessere le fila del gioco grande a cui partecipava, grazie all’appoggio da un lato dell’imprenditoria mafiosa gestita da Saro Cattafi e dall’altra del potere giudiziario del Procuratore Di Maggio che gestiva il regime del 41 bis”.

Da Lumia viene anche un grande elogio a Sonia Alfano ritenuta “una dirigente politico nel senso più vero”.

Infine Lumia spiega il circolo vizioso che permette alla mafia locale come alla politica nazionale di continuare a soppravvivere: “il potere nelle democrazie occidentali è stato temperato dalla responsabilità: in questo paese il rapporto non è tra potere e responsabilità ma è potere, privilegi, impunità”.

 

A concludere l’incontro l’atteso intervento dell’autrice del libro che esordisce parlando proprio del contenuto del testo: ” In questo libro di politico c’è veramente poco: per il resto è una storia di una persona che ha vissuto una vicenda drammatica, i cui frammenti sono raccolti in un unico racconto. Un libro scritto di getto in pochi mesi”

Subito, però, mostra la propria soddisfazione per aver visto il consolidarsi di tesi e accuse formulate in questi anni contro due personaggi, Saro Cattafi e Olindo Canali, rivelatesi fondate: “mi sento molto più serena oggi di circa 3 mesi fa. Fino a quel giorno era impensabile che  personaggi intoccabili venissero messi sotto scopa dalla magistratura”. Si riferisce ovviamente alla chiusura delle indagini e il rinvio a giudizio nei confronti di Olindo Canali, denunciato per falsa testimonianza dall’avvocato Repici, e al sequestro di beni operato dalle forze dell’ordine nei confronti di Saro Cattafi.

Quello della Alfano è un intervento di presentazione molto ampio. Degne di nota sono le dichiarazioni in merito alle recenti vicende giudiziarie e politiche del presidente Silvio Berlusconi, al quale non risparmia parole pesanti: “non ricorrerò mai all’immunità parlamentare se qualcuno dovesse chiamarmi in causa per ciò che dico: se non si ha il coraggio di dire che il mandante dei manifesti contro i magistrati è il mafioso Silvio Berlusconi faremo un torto ai magistrati. Vederlo fuori dalla procura che paga i manifestanti per protestare contro i processi a suo carico è una scena orrenda per l’italia, per i magistrati e per chi ci vede dall’estero”.

Sul presidente Berlusconi riferisce anche un particolare rivelatogli dal boss mafioso Graviano che lei è andata a trovare in carcere: ” Graviano mi ha detto che se avesse confermato le dichiarazioni di Spatuzza per adesso Berlusconi sarebbe in carcere e lui l’uomo migliore del mondo”.

Un lungo excursus è stato dedicato alla vicenda “De Caprio” con il quale la Alfano è in aperto conflitto a causa di una denuncia da lei mossa nei suoi confronti poichè ritenuto responsabile di aver occultato al pm, in sede processuale, i contenuti del caso Imbesi”.

Conclude il suo intervento così: “il mio libro non punta il dito contro nessuno ma vuole allo stesso tempo essere un aiuto a chi cerca verità e giustizia. E’ un’omaggio a mio padre, alla sua vita e a cosa aveva cercato di fare. Se da parte mia c’è un attacco è un attacco alla mafia, non a Barcellona”.