Sosteniamo le nostre voci

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Carmelinda Gentile e Cesare Bocci

Ogni anno in autunno con Simo si iniziava a cercare informazioni su quando sarebbero stati i provini e su cosa dovevamo prepararci , perché nonostante anni di esperienza e di lavoro ogni anno dovevamo dimostrare le nostre capacità perché non c’erano sconti per nessuno.

Si vivevano mesi di telefonate , incertezze e paure di non potere fare quell’anno la stagione e alle volte l’incubo diventava realtà ed era veramente difficile perché significava una perdita economica per noi che contavamo su quei mesi di lavoro regolare , ma poi ci si inventava mille cose e alla fine si sopravviveva anche quell’anno.

Quando invece andava bene era come entrare in un’ altra dimensione , mesi immersi nella realizzazione di una magia e non importava se arrivavano le nuove che poco sapevano di quel teatro e sgomitavano e ti guardavano alle volte come una Che ” ma sempre il coro dopo tanti anni …”perché non sapevano il valore che ha un coro e non avevano capito che tutti gli spettacoli sono fatti di cori , perché il coro è l’anima del teatro, il coro è quell’entità che o lavora insieme dimenticando le individualità per darsi allo scopo finale che è il messaggio o diventa un insieme di soggetti che vogliono solo dimostrare le loro piccole vanità., ne importavano le ore al caldo di quelle pietre ,ne le zanzare che si levavano a plotone di esecuzione , ne l’umidità che ti entrava nelle ossa , ne la fatica di ore intense e alle volte infinite di lavoro .

Contavano quelle parole che ti si scolpivano nel cuore , quelle musiche che ti facevano emozionare , “lacrime, lacrime…” , quell’imparare nell’ombra ascoltando grandi maestri , grandi attori , il respiro di quella cavea che alla fine si levava in un caloroso applauso di gente a cui si era illuminata l’anima e ti faceva capire il senso di tutto quello.

Anni passati a recitare sotto un cielo di nuvole , rondini e stelle, a condividere emozioni che legano per sempre ad un filo chi è stato un coreuta e ne ha capito il senso .

In questi giorni ho pensato tante volte a quel gigante adagiato sul colle Temenite, al silenzio di uomini in cui è immerso , la natura gli starà facendo compagnia e stara ‘brillando alla luce del sole e la fonte di Venere lo starà consolando la notte , anche lui starà aspettando che la vita ricominci e che i riti sacri per cui esiste ritornino, come noi aspettavamo di rientrare ogni anno nel suo ventre per rivivere ogni stagione l’incanto dell’immortalità dell’arte.

Intanto, nelle decisioni, o non-decisioni, che il Mibact sta prendendo, le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo non hanno voce in capitolo.

Il Ministero ci chiede di usare proprio la voce per creare contributi gratuiti da condividere. Ma se non abbiamo voce in capitolo per DIALOGARE sul nostro futuro, non ce l’abbiamo neppure per raccontare la bellezza.

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