Bambine senza bambole. Sguardo basso, occhi lucidi privi di luce, quella luce che contraddistingue gli occhi dei bambini. Vestite con abiti di festa tradizionali, spogliate da quella gioia che caratterizza i bambini nei dì di festa. Accanto a loro uomini adulti. A un occhio occidentale possono sembrare padri ,zii ,amici di famiglia. Addirittura nonni.
Non è una scena tratta da un film, ma è pura realtà. Realtà che possiamo far finta di non vedere, che possiamo ignorare o addirittura evitare. Ma realtà che resta. Quell’uomo accanto a quella bambina è l’uomo che si accinge a sposare. Bambine che ignorano che la loro infanzia finisce nel momento in cui vengono preparate per essere condotte all’altare. Bambine alle quali viene sottratta la vita dalle stesse persone che gliel’hanno donata. Perché è chi ha donato loro la vita, che adesso le vende a quegli uomini. Bambine come merce di scambio, prezzate come beni materiali. Bambine nate per essere vendute, perché hanno la sfortuna di essere Donne. Donne le cui voci di ribellione vengono fatte tacere nel sangue.
Dall’11 ottobre 2011 l’Unicef ha istituito in tale data la Giornata Internazionale delle Bambine, finalizzata a far conoscere al mondo una realtà che non vuole vedere e, come altri morbi della moderna società, addirittura ignorare. Secondo gli ultimi dati resi noti dall’Unicef sono 23 milioni le spose con meno di 15 anni. A livello globale, quasi 400 milioni di donne si sono sposate in minore età. 400 milioni di donne alle quali non viene negata solo l’infanzia, ma anche la vita. Perché quella nella quale vengono vendute, abbandonate nelle mani di uomini adulti e rese vittime delle loro violenze, tutto può essere considerata, tranne che vita. Quest’anno Amnesty International in occasione del suo 40° anniversario, ha lanciato la battaglia MAI PIU’ SPOSE BAMBINE, obiettivata sia a rendere nota la loro situazione sia a difendere e proteggere queste bambine sottoposte a matrimoni forzati e ad ogni tipo di violenza degenere.
Bambine che non studiano, poiché già madri e mogli. Bambine che non giocano a fare le mamme, come i nostri bambini occidentali, poiché lo sono davvero. Bambine che non vengono sgridate dai loro padri, ma vengono da questi vendute. Bambine che non conoscono favole, ninnananne e rimboccate di coperte, perché la notte per loro non significa coccole e sogni d’oro. La notte non c’è il tempo per sognare.
La nostra legislazione prevede che l’età minima per contrarre matrimonio sia 18 anni (pur esistendo una deroga che permette per “gravi motivi” la possibilità di contrarre matrimonio a 16 anni, previa autorizzazione del tribunale) e nessuno può essere costretto a contrarre matrimonio contro la propria volontà. Tuttavia in molti Stati come il Bangladesh (paese al mondo con più alto tasso di matrimoni al di sotto di 15 anni), l’ Afghanistan, il Burkina Faso, la Siria , lo Yemen e molti altri ancora, il matrimonio forzato è estremamente diffuso, specialmente tra minori. Amnesty International pone al centro della sua campagna i diritti umani, la libertà, l’uguaglianza e la giustizia per questi minori. Minori, un termine che ha il sapore freddo della legislatura. Minori, bambine. Senza libertà, senza infanzia, senza dignità. Bambine che devono sopportare gravidanze alle quali il loro corpo non è ancora pronto, reagendo spesso con la morte. Una morte che arriva spesso con il suicidio, unica via di fuga da tormenti e violenze quotidiane. Si suicidano senza aver mai vissuto, poiché la vita gli è stata strappata ancor prima di riceverla pienamente.
Ancora oggi nel XXI secolo nonostante i grandi passi avanti fatti dall’umanità, seppur più a livello tecnologico che a livello umano, nelle zone rurali e tra i ceti più poveri il matrimonio forzato è ancora consuetudine. Con il Child Marriage Proibition Act del 2006 l’Unicef ha cercato di coordinare programmi di attuazione ed una strategia nazionale sui matrimoni precoci, le loro cause e le conseguenze. Secondo Anju Malhotra , responsabile della sezione Genere e Diritti dell’Unicef, solo il progresso, l’impegno globale e i movimenti della società civile potranno portare queste bambine a godere di quei diritti fondamentali come la vita e la libertà che ogni uomo custodisce e merita per il solo fatto di essere Uomo. Potremo dire di aver raggiunto il progresso umano solo quando ogni bambino, come ogni uomo, sarà libero di vivere la propria vita. Solo quando ogni bambino, potrà essere un bambino.
MC Palumbo