TaoFest e C.e d.a.v, lo spettacolo diventa denuncia

“Un violento non merita il tuo amore. Merita una denuncia”. E’ il monito lapidario dello spot di apertura alla 60° edizione del TaoFilmFest. La campagna è decisa a portare avanti una nuova percezione del problema, sconfinante dai luoghi comuni, intesa come riflessione sul potere di reazione della donna e imperniata sull’abolizione della figura di “vittima”. Premiate la presidente del C.e.d.a.v. Carmen Currò e la madrina della causa, Margareth Madè 

E’ uno sguardo sofferto ma indomito. Tre donne “normali”, immerse nella loro quotidianità che lanciano un messaggio silente, con la  forza degli occhi che non si abbassano, non recedono, non mostrano incertezza. E’ la nuova visione – nella campagna “La violenza ha mille volti. Impara a riconoscerli” – della femminilità che prende coscienza di se stessa, non in modo eclatante, pacifica, decisa. E’ il nuovo ruolo che la donna assume dinanzi a una responsabilità che porta, in primis, verso se stessa e che le impedisce di rimanere inchiodata al ruolo inerte di vittima accondiscendente, bloccata, quasi paralizzata, da una furia distruttrice che non riesce a dominare. E’ una percezione nuova della violenza di genere che con questo spot privo di fronzoli, di allusioni fuori luogo al mondo patinato di starlette e veline, spoglio di ogni riferimento più crudo a occhi pesti e rivoli di sangue, mira al punto.

L’edizione 2014 del Taofilmfest di Taormina si apre sotto una luce diversa da quelle precedenti. Non solo perché viene finalmente raggiunto il venerando traguardo della sessantesima primavera in una sorta di tandem ben coadiuvato con la Rai, anch’essa giunta al suo sessantesimo anno di età, ma anche e soprattutto per l’egida di un messaggio prepotente che farà da leitmotiv a ciascuna delle serate. E’ quello dell’intransigenza verso qualunque forma di maltrattamento nei confronti delle donne, qualunque sia il colore o la nazionalità di queste o di coloro che la pratichino.

A rendersi portavoce di una sensibilità nuova, la presidente del C.e.d.a.v., il centro antiviolenza donne di Messina, Carmen Currò, in rappresentanza della presidente dell’associazione nazionale D.i.Re, Donne in rete, Titti Carrano, impossibilitata a prendere parte alla manifestazione. Una catena di forza che si stringe attorno alle donne rese oggetto di soprusi e coercizioni fisiche, una voce corale che intende sfruttare la viralità della rete per instillare in maniera capillare un messaggio di fiducia.

“L’associazione Di.Re accorpa in sé ben 67 centri antiviolenza di cui uno è proprio il C.e.d.a.v. di Messina – ha esordito ieri sul palco di Tiziana Rocca e Mario Sesti, l’avvocato Carmen Currò – la nostra è una politica unitaria di progetti e politiche, di laboratori sociali che sperimentano nuove strategie di supporto ma il punto nodale che caratterizza la nostra attività è proprio il cambiamento culturale che cerchiamo di imporre”.

Al di là, dunque, della rete solidale che i nuclei D.i.Re intendono diramare in tutta la nazione, assume prioritaria importanza la volontà di stravolgere gli indicatori culturali più radicati, quelli costretti a registrare una riflessione condiscendente e pietosa ma poco costruttiva sul tema, sino al punto da incardinare stereotipi difficili da estirpare, luoghi comuni di accettazione e inevitabilità che permeano le coscienze – prima di tutto – femminili, legandole al silenzio e, ben peggio, alla negazione.

“Per questo motivo è fondamentale presenziare a ogni manifestazione sociale e culturale che consenta di dare visibilità a queste considerazioni, di modo che assurgano a realtà condivisa anche da chi non la vive in primo piano e non restino relegate tra le ferite di chi si rivolge ai nostri centri” – ha proseguito la Currò.

E difatti, ogni anno, sono 15mila le donne che si rivolgono all’associazione D.i.Re in cerca di sostegno. Oltre 6milioni tra i 16 e i 70 anni hanno subito violenza nel corso della loro vita ed una è stata uccisa dalla forza discriminatoria dei pregiudizi sessisti, tra l’altro, l’anno di riferimento di questi dati, emersi dall’indagine Istat nel 2006, fa ipotizzare come non possa escludersi che i numeri siano da rivalutare alla luce delle drammatiche contingenze degli ultimi anni.

“Per questo motivo è importante far comprendere ai vertici politici come un loro sostegno sia indefettibile – ha aggiunto la presidente C.e.d.a.v. – nonostante i nostri centri non siano istituzionali nel senso tecnico della parola, non si sottraggono comunque ad un dialogo interistituzionale e si sono ormai perfettamente amalgamati alle maglie di un tessuto sociale che li riconosce come propri e fa di essi dei punti di forza per la crescita culturale e un’educazione al rispetto. Una riorganizzazione e ristrutturazione dei finanziamenti di modo da beneficiare anche la D.i.Re. e le sue affiliate sarebbe senza dubbio una boccata d’ossigeno per un’attività svolta con passione da professionalità quasi del tutto femminili”. Un invito all’attenzione cui hanno fatto eco le parole dell’attrice e modella, Margareth Madè, madrina della causa che ha ribadito l’universalità di interesse di tematiche così delicate.

Il TaoFest si è, dunque, reso promotore di una strategia divulgativa partorita già negli ultimi mesi dello scorso anno e che prevedeva, appunto, richiami all’esposizione mediatica del tema attualissimo in primavera e autunno. Un invito perentorio a ogni donna. Quello a svincolarsi dalla finta protezione di un abbraccio soffocante, prevenire reagendo a ogni prima avvisaglia di violenza. Che verrà ribadito all’apertura di ognuna delle serate della kermesse cinematografica attraverso la proiezione degli spot realizzati dal Ministero per le Pari Opportunità.

Conclusa la premiazione di Carmen Currò e Margareth Madè, l’argomento ha continuato a fungere da anima per il prosieguo della manifestazione. Anna Maria Tarantola, presidente Rai dal 2012, ha posto l’accento sulla disponibilità delle reti nazionali a prestarsi a un lavoro di approfondimenti sul tema e ad offrire incentivi didattici. L’intramontabile protagonista de “Il Gattopardo”, Claudia Cardinale, mai dimenticata nelle sue performance accanto a Burt Lancaster, Alain Delon, Rod Steiger, Marcello Mastroianni, ha incitato a uscire fuori dagli schemi e a proiettarsi verso una nuova percezione di donna definitivamente svincolata dagli stereotipi del caso. E la stessa Isabella Ferrari ha portato a modello il suo trascorso di artista spesso attaccata e non riconosciuta nel proprio lavoro di interprete di realizzazioni di successo, esortando le giovani a credere nel loro operato.

(Sara Faraci)