Secondo l’Organizzazione Mondiale della sanità, la violenza rappresenta la prima causa di morte per le donne fra i 25 e i 44 anni. In Italia vengono uccise in media 100 donne al giorno. “Una mattanza che – come dice l’assessore veronese per le pari opportunità, Vittorio Di Dio – non conosce confini geografici, differenze culturali o sociali”. E ogni giorno istituzioni pubbliche e organizzazioni private si impegnano per affrontare di petto un genocidio tacito, sommesso, che quando non toglie la vita uccide l’anima. E le sue vittime, come agnelli sull’altare del sacrificio, non ce la fanno più a gridare, a chiedere “aiuto”, e si arrendono al loro carnefice. “Se non lo denuncio un giorno di questi mi ammazza, ma tanto… se lo denuncio mi ammazza sicuro”. Sono queste le parole più comuni di chi ogni giorno si immola agli insulti, agli schiaffi, alle umiliazioni, alle botte, rassegnato e impaurito.
“Perchè per le vittime di violenze, la rassegnazione e il silenzio appaiono le uniche risposte possibili. Ma non è detto.” Recita così l’opuscolo diffuso dal comune di Verona Un codice rosa per Verona libera dalla violenza contro le donne. E se questo progetto “Codice Rosa” impegna le istituzioni territoriali alla cooperanzione “per combattere la violenza e la sopraffazione dei soggetti più deboli”, a Grosseto, nell’aprile 2010, questa cooperazione diventa reale, tangibile, anche se inizialmente in forma sperimentale. E quel “Codice Rosa”, dapprima semplicemente denominazione di un progetto, anche quello diventa reale. Diventa, insieme al bianco, al verde, al giallo e al rosso, un nuovo codice d’accesso al pronto soccorso in ospedale. “Codice Rosa” diventa, in tal modo, indice di una corsia “preferenziale”, riservata a tutte le vittime di violenza. Non solo donne, come il colore inevitabilmente potrebbe suggerire, ma anche bambini, anziani, omosessuali e immigrati.
La validità di questo intervento nelle aziende ospedaliere, riscontrata dapprima a Grosseto, sta nel fatto che il “codice rosa” prevede il coinvolgimento di una task force di 30 persone fra magistrati, forze dell’ordine e personale sanitario, che si attiva nell’immediato su ogni singolo caso di violenza. In questo modo si da alla vittima assistenza sanitaria e psicologia e, al tempo stesso, tutelandone la riservatezza e la privacy, si interviene tempestivamente sugli autori del reato. In questo modo si può bloccare la mano del carnefice, prima che l’agnello venga sacrificato, come la mano dell’angelo ferma il braccio di Abramo nel Sacrificio di Isacco. In questo modo si può rompere il silenzio con cui la paura ovatta, come in una sala insonorizzata, le mura domestiche. Senza che un grido, un gemito, le possano oltrepassare e giungere a chi può essere d’aiuto. Grazie al “percorso rosa” attivato a Grosseto, infatti, in poco più di un anno di attività, sono emersi dalla rassegnazione e dal silenzio, oltre 300 casi di violenze, tutti seguiti, successivamente, dall’apertura di procedimenti giudiziari e dall’attivazione di interventi a sostegno delle vittime.
Nel 2010 il pronto soccorso di Grosseto ha trattato con il “codice rosa” 240 casi di maltrattamento, 36 casi pediatrici, 25 di stalking, 8 di abuso. E nei primi 5 mesi del 2011 ben 115 maltrattamenti, 8 casi pediatrici, 4 di stalking, 4 abusi.
Una delle prime sul territorio nazionale, “l’iniziativa di Grosseto, che ha preso il via con un protocollo siglato tra la Asl 9 e la Procura della Repubblica, verrà adesso estesa alle Asl di Lucca, Prato e Arezzo”. Lo annunciano l’assessore regionale alla salute, Daniela Scaramuccia e il procuratore generale della Toscana, Beniamino Deidda una volta riscontrato il suo successo, con l’obiettivo di inserirlo a breve, “in pianta stabile”, in tutti gli edifici ospedalieri della regione. E nella speranza, perchè no, che possa essere istituito un codice rosa in tutti gli ospedali d’Italia.
Luciano Ligabue, nel suo brano Salviamoci la pelle, canta “Lui la foto di suo padre l’ha dentro, impressa a fuoco nell’anima, impressa da alcool, botte e insulti”. Quanti mariti, quanti fidanzati in quel “padre”! Quanti bambini, quante donne in quel “lui”! Codice rosa è una chance in più per salvare loro la pelle.
In allegato il Vademecum; codice rosa
Per favore correggete il dato!! Machhè 100 donne al giorno. In media sono una donna ogni due giorni, ovvero una media di circa 100 donne all’anno!!! I dati sono raccolti grazie all’Indagine sul femminicidio della Casa delle donne di Bologna, che li ricava dalla rassegna stampa nazionale, quindi siccome non tutti gli omicidi finsicono in cronaca nazionale, il dato è sottostimato. Vi chiedo la cortesia di pubblicare dati attendibili, altrimenti il rischio è di non rendere credibile alcun dato!
Nadia Somma presidente ass. demetra donne in aiuto
Per favore correggete il dato!! Machhè 100 donne al giorno. In media sono una donna ogni due giorni, ovvero una media di circa 100 donne all’anno!!! I dati sono raccolti grazie all’Indagine sul femminicidio della Casa delle donne di Bologna, che li ricava dalla rassegna stampa nazionale, quindi siccome non tutti gli omicidi finsicono in cronaca nazionale, il dato è sottostimato. Vi chiedo la cortesia di pubblicare dati attendibili, altrimenti il rischio è di non rendere credibile alcun dato!
Nadia Somma presidente ass. demetra donne in aiuto