Un legislatore a Palazzo Zanca

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Dobbiamo dire grazie all’On. Valentina Zafarana e al M5S se Palazzo Zanca per la prima volta è diventato sede del “legislatore”. Nella sala Ovale del Comune di Messina, insieme all’Assessore Patrizia Panarello, alla Consigliera Ivana Risitano e alle parti sociali interessate all’economia solidale, si è proceduto al secondo appuntamento dei lavori di nascita di una “Norma Giuridica”. E precisamente la realizzazione di un DDL sulla regolamentazione e incentivazione del mercato solidale.

Tante volte abbiamo sentito dire ai nostri interlocutori: lo dice le legge. E con questo chiudere l’oggetto di qualsiasi discussione, magari accesa, che fino a qualche istante prima avevamo con il nostro interlocutore. Ma forse, per comprendere l’importanza di quello che è avvenuto a Palazzo Zanca conviene riportare la definizione di Legislatore di Jean-Jacques Rousseau “Il legislatore è, sotto ogni punto di vista, un uomo straordinario nello Stato: è una funzione particolare e superiore che non ha nulla in comune con un potere umano, perché colui che comanda agli uomini non deve comandare alle leggi e neppure colui che comanda alle leggi deve comandare agli uomini, altrimenti le sue leggi, ministre delle sue passioni, non farebbero spesso che perpetuare le sue ingiustizie”.

In altri termini nella nostra cultura, sia la Norma di legge che la figura del Legislatore sono ancora ammantati da un misticismo, da un mistero pieno di un potere quasi Divino, (per inciso, anche i 10 comandamenti sono delle norme della legge divina) tanto che l’uomo può solo subirne gli effetti.

Ed invece, vedere ed ascoltare le parti sociali, i rappresentanti dei Gas (Gruppi di Acquisto Solidale), dei Res (Reti di Economia Solidale), delle pari opportunità discutere tranquillamente sul contenuto che dovrebbe avere la prima legge regionale Siciliana sull’economia solidale, ha dato sostanza e contenuto alla parola partecipazione, alla parola Democrazia.

Quante volte davanti ad una legge che non piace avremmo voluto avere il potere di cambiarla, di scriverla in modo diverso. Insomma, di dire la nostra. Ed è questo che ieri si è fatto a Palazzo Zanca. Un gruppo di lavoro aperto a tutti, nessuna preclusione politica o di genere, intento a studiare un canovaccio di testo giuridico, sottolineando ogni principio, parola e virgola dalla futura norma giuridica.

Un lavoro certosino e accurato, che tra l’atro per l’occasione ha visto il confronto tra due teorie che se applicate nella realtà quotidiana di tutti i giorni potrebbero cambiare la vita dell’isola. E’ meglio mettere nei primi articoli delle futura legge i principi generali a cui l’economia solidale deve attendere oppure partire dai soggetti solidali?  

La domanda non è peregrina perché partendo dai principi generali ci troveremmo sempre in un campo economico sottoposto alle leggi di mercato, mentre mettendo al centro i soggetti economici la bilancia si sposta sull’aggettivo solidale. Un esempio della differenza di prospettiva è sorto proprio durante i lavori e precisamente mentre si stava analizzando il testo di legge già approvato in materia dalla Regione Emilia Romagna nel 2014. Quando, il riferimento si è spostato sul significato da dare alla frase “produzione agricola e agroalimentare biologica e biodinamica” e una partecipante ha messo l’accento sul concetto di lavoro contadino, tanto che la “produzione agricola” si potrebbe trasformare in “produzione agricola contadina”.  Oppure considerare una rete solidale ittica, in definitiva rispetto all’Emila Romagna noi siamo un’isola.

In Sicilia già esistono realtà di economia solidale che partendo dalla confisca dei beni alla mafia hanno dato vita a rilevanti realtà agricole che però mettono l’accento più sugli aspetti sociali del recupero del bene alla collettività che sui veri e propri principi solidali.

Nascono da queste considerazioni le domande che abbiamo posto alla Consigliera Comunale Ivana Risitano, per determinare se oggi la Regione Siciliana è pronta per recepire una legislazione in materia di economia solidale.  “Proprio in questo periodo di crisi economica in cui il modello di mercato tradizionale sta vacillando, questo tipo di economia alternativo propone una soluzione di sviluppo. Sono moltissime le persone che per motivi economici, che prima ancora di far parte di Reti Solidali, hanno già da tempo creato i propri orti privati. Persone che in virtù della crisi stanno creando una propria economia personale e familiare per fare scambio e rete con altri soggetti. Queste realtà esistono proprio in risposta alla crisi. Anche perché ci si è resi conto che il modello economico tradizionale non è più sostenibile non solo per l’ambiente ma pure per le proprie tasche. Ci sono persone che apprendono il valore concettuale (e filosofico) dell’economia solidale solo dopo averlo fatto passare dalla propria esperienza pratica, economica e materiale. In definitiva, si tratta di mettere queste realtà a sistema e di riconoscerle giuridicamente equivalenti all’economia di mercato tradizionale.”

Pietro Giunta

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