Un uomo e un eroe mancato

Lasciate entrare il cane coperto di fango: si può lavare il cane e si può lavare il fango, ma quelli che non amano né il cane, né il fango, quelli no, non si possono lavare. — Jacques Prévert

“Pippo sei stato un’incosciente non lo fare mai più”. Correva l’anno 2000 quando l’impavido brigadiere Pippo De Luca armato di una lucida determinazione si mise ad inseguire due delinquenti che dopo aver rubato la pistola un vigile urbano si diedero alla fuga. Nella sua macchina una panda 4×4 c’era anche il figlio maschio Devyn che allora frequentava le scuole elementari. I malviventi non sono stati arrestati subito ma il giorno dopo e il gesto del brigadiere è stato salutato dalla stampa locale come un gesto virtuoso. La storia insomma dell’uomo delle istituzioni che serve il principio dello Stato nel senso più nobile del termine. Di quella giornata però non ricordo i titoli dei giornali, e nemmeno le celebrazioni in pompa magna che hanno fatto guadagnare all’uomo coraggioso riconoscimenti istituzionali, ma le parole di sua moglie, che non appena tornò a casa lo sgridò malamente. Io e sua figlia Nastassja legate da un’amicizia storica, nata tra i banchi di scuola della prima elementare ascoltammo tutto il racconto senza battere ciglio. Ero estasiata. Pensavo che certe cose potessero succedere solo nei film. Il figlio allora però tornò a casa tranquillo e compiaciuto come se avesse vissuto direttamente una corsa del calibro di fast and furious.

Fango: Il 1 ottobre del 2009 non vivevo a Messina. Ero a Roma per studiare. Quel maledetto giorno ricordo che guardavo incredula le immagini. Lo stupore era misto all’incredulità. Ci scambi amavamo sguardi con Giusy, ma la nostra comunicazione era scandita dal silenzio. Quel giorno però ho avuto uno scambio di battute assai acceso con dei miei coetanei romani. Le loro idee erano imbevute di stereotipi sul sud bubbone e che vive di assistenzialismo. Sul sud che si cerca certe sciagure e dovrebbe imparare ad avere più attenzione per il territorio. Sapevo che non avevano ragione. Gli ho gridato contro le mie verità e sono tornata a casa. Ho spento i pensieri del chiacchiericcio vuoto e ho acceso quello veicolato dalla Tv spazzatura. Stessa solfa. Bertolaso che sosteneva la tesi dell’abusivismo e una politica nazionale contenta di aver trovato qualcuno che supportasse le tesi che ci accompagnano dalla questione meridionale. Partita la macchina della denigrazione tutti si sono accodati. La “verità” doveva essere quella gridata dai politicanti, giornalai e teatranti: la stessa che ha impastoiato la macchina dei soccorsi e della ricostruzione. Da quel giorno tutti siamo spettatori silenziosi di un teatro della macerie.

Chiacchiere comunali : A Messina i consigli comunali non sono tutti uguali . Un mattino a parte i soliti ordini del giorno si doveva stigmatizzare contro un governo nazionale che si era mostrato sordo davanti a trentasette vittime. Il leitmotiv era quindi:”Mettiamo da parte i colori politici e presentiamo le nostre istanze comuni”. La giornata  doveva finire nel migliore dei modi, invece si è chiusa con una dichiarazione di ostilità fra le parti. Qualcuno lamentava la mancanza dell’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo, qualcuno ha affermato che i tempi non erano quelli giusti, mentre qualcuno sperava nel governo dei tecnici. Da allora qualcosa è cambiato gli ex sindaci hanno popolato le cronache dei giornali locali e nazionali ma le macerie e i brandelli di muri sono rimasti lì. La ricostruzione sembra una chimera, intanto al processo per il disastro di Giampilieri ogni volta si ingrossano le parti civili, mentre le opere del fare restano nei buoni propositi. Oggi al consiglio comunale, a distanza di quattro anni, si sono ricordate le vittime con un minuto di silenzio. Silenzio assordante.

Ilaria De Luca:La prima volta che sono tornata tra i luoghi della macerie è stato l’anno scorso. Una casa mi ha colpito più delle altre: ci abitava la piccola Ilaria De Luca. Cito il vecchio scritto” ll re leone, il gobbo di Notre Dame, Robin Hood sono adagiati sullo scaffale; Riposti in modo ordinato. Sotto ci sono le audiocasette. Tutto attorno però è maceria, fango e distruzione.

Resta poco di quest’abitazione che ci rapisce lo sguardo, qualche oggetto quotidiano: scarpe e peluche”. La parete di questa casa insomma mi ha riportato al vissuto, alla tranquillità delle piccole faccende quotidiane, quando Ilaria sorrideva e giocava con i suoi giochi preferiti. Tranquillità tradita dal cielo minaccioso e da un destino beffardo. E’ difficile abituarsi all’assenza, anche di persone che non hai mai conosciuto.

Brian: “In quei cinque minuti è successo l’incredibile.- ci ha raccontato Pippo De Luca-se avessi preso uno spuntone saremmo morti tutti e due. Quella sera io cercavo casa di mia madre. La direzione che ho preso però è stata un’altra. Ho sentito una voce celeste e spaventosa allo stesso tempo. Ero supportato da una forza incredibile quasi atomica. Sono arrivato  in via puntale, teatro della tragedia percorrendo a piedi tutta la località San Paolo. Questa voce mi diceva:” torna indietro, vai a prendere il bambino”. Quella notte stentavo a riconoscere qualsiasi luogo. Non vedevo niente, nemmeno le macerie. Io rispondevo silenziosamente a questa voce e dicevo: Io lo prendo il bambino, ma come faccio? L’unica elemento riconoscibile era un armadietto Non so come spiegarlo. Ho la pelle d’oca quando ne parlo. Ma sono andato quasi a colpo sicuro, sebbene non si vedesse nulla. Ho tirato dal fango le braccia di questo cucciolo. Katia Panarello quella sera non ha avuto l’istinto di sopravvivenza ma ha pensato di tenere stretto, quasi in superficie il bimbo. Appena lo strinsi tra le braccia, ricordo che non dava segni di vita. Poi l’ho stretto forte, l’ho accarezzato con la mano destra solo in quel momento ha cominciato a piangere. Un pianto di trenta secondi tra fango e sangue che a me sembrava acqua. La discesa non è stata semplice. Purtroppo dopo che ho preso il bambino ero stanco e gridavo dalla montagna di macerie: “Ho un bambino. E’ vivo ma non ho la forza per arrivare giù. Il racconto di brigadiere De Luca ha dell’incredibile. Quel giorno fra le macerie ha perso sua madre, ma ha salvato la vita di un bambino. Crede che quel giorno qualcuno dall’alto ha guidato i suoi passi e illuminato la notte. Guai a quel paese che ha bisogno di eroi diceva Brecht. Forse abbiamo solo bisogno di uomini che fanno in fondo il proprio dovere con umiltà.

2013: Ancora oggi nessuno è responsabile e nessuno colpevole e il rischio idrogeologico non è tra le priorità dell’agenda politica.