Il video delle sua morte, per decapitazione, ha fatto il giro del mondo. Le implicazioni politiche di una guerra del terrore che ha abbandonato la componente “terroristica” per approdare alla Jihad (la guerra santa) contro l’occidente sono ancora tutte da sondare e scoprire. Il timore più grande è quello di tornare al medioevo della civiltà.
Non vi è una verità assoluta e in questi tempi anche le certezze hanno preso il volo lasciando il posto ad un’indeterminatezza dello spirito. L’unica cosa che rimane è la memoria di fatti e persone. Una memoria che può essere il fondamento di una cultura della non violenza. Una cultura dove non sia più possibile decapitare una persona in nome di Dio, una cultura dove le “crociate” nel loro significato più retrogrado e repressivo non abbiano più la possibilità di esistere e siano con forza respinte nel passato e nel buoi della Storia umana.
Per questa esigenza di memoria, per non dimenticare, riportiamo l’ultimo messaggio di JAMES FOLEY alla famiglia . Un testamento morale che colpisce per la sua normalità, per la sua umanità, per quella continua ricerca di conferma dei propri affetti e delle proprie radice che in definitiva assomigliano tanto ai nostri affetti e alle nostre radici. Una tensione e un quid che lo fa sentire e ricordare come uomo tra gli uomini,
“Cari familiari e amici, ricordo quando andavo al centro commerciale con papà, un lungo giro in bicicletta con mamma. Mi ricordo così tanti bei momenti in famiglia che mi portano lontano da questa prigione. Sognare i parenti e gli amici mi porta lontano e mi riempie il cuore di felicità.
So che mi pensate e che pregate per me. E ve ne sono grato. Vi sento vicini soprattutto quando prego. Prego che voi siate forti e abbiate fiducia. Quando prego mi sembra davvero di toccarvi, anche nell’oscurità. Siamo in diciotto in una cella, e questo mi aiuta. Abbiamo fatto delle conversazioni interminabili su film, banalità e sport. Abbiamo giocato a scacchi, dama, Risiko usando rottami trovati nella cella: abbiamo fatto tornei e passato giornate organizzando strategie per le partite o per le lezioni del giorno dopo. Questo ci ha aiutato a far passare il tempo. Sono stati di grande aiuto. Ripetiamo storie e poi ridiamo, per allentare la tensione.
Ho avuto giorni buoni e giorni meno buoni. Siamo sempre grati quando qualcuno viene liberato, ma ovviamente ognuno sogna la propria liberazione. Cerchiamo di incoraggiarci e farci forza a vicenda. Ora il cibo è migliore. Ci danno del tè, ogni tanto del caffè.
Ho recuperato molti dei chili persi l’anno scorso. Penso molto ai miei fratelli e a mia sorella. Mi ricordo quando con Michael giocavamo al lupo mannaro e tante altre avventure, o quando rincorrevo Mattie e T intorno al bancone della cucina. Mi rende felice pensare a loro. Se nel mio conto in banca ci sono ancora dei soldi, vorrei che andassero a Michael e Matthew.
Sono fiero di te, Michael, e ti sono grato per tutti i ricordi d’infanzia. A Kristie per quelli della vita adulta. Grande John, quanto mi è piaciuta la visita a te e Cress in Germania. Grazie per avermi accolto. Penso spesso a RoRo e provo a immaginarmi Jack. Spero che abbia il carattere di RoRo!
Mark, fratello, sono così fiero anche di te. Ti penso sulla West coast e spero che tu stia facendo snowboarding e campeggio. Mi ricordo quando la sera a Boston siamo andati insieme a vedere uno spettacolo comico, e il nostro lungo abbraccio. Questi momenti speciali sono la mia speranza.
Katie, sono fiero di te. Sei la più forte e la migliore di tutti noi!! Ti immagino lavorare sodo, aiutando le persone nel tuo lavoro di infermiera. Sono felice che siamo riusciti a scambiarci un messaggio prima della mia cattura. Prego di riuscire a venire al tuo matrimonio… Ora sembro proprio la nonna!!
Nonna, per favore prendi le medicine, cammina e continua a ballare. Ti voglio portare fuori quando torno a casa. Devi essere forte perché avrò bisogno del tuo aiuto per riprendere la mia vita.
Jim”.
Pietro Giunta