I matti sono punti di domanda senza frase
Migliaia di astronavi che non tornano alla base
Sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole
I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole
Mi fabbrico la neve col polistirolo
La mia patologia è che son rimasto solo
Ora prendete un telescopio… misurate le distanze
E guardate tra me e voi… chi è più pericoloso?
Ti regalerò una rosa – Simone Cristicchi
Gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari sono nati nel 1975, dopo che la legge n 180, chiamata Legge Basaglia, ha abolito tutti i manicomi presenti nel territorio italiano. La funzione che svolgono è sia quella di un ospedale che quella di un carcere: custodiscono e, contemporaneamente, curano i pazienti cercando di seguire delle terapie valide per il reinserimento nella società. L’Ospedale Psichiatrico Giudiziario è un elemento fondamentale del sistema penitenziario, si basa sull’articolo 85 del Codice Penale che recita: “Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se, al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile. È imputabile chi ha la capacità d’intendere e di volere.”
I pazienti degli OPG appartengono alle seguenti categorie di reclusi:
▶ rei di un delitto, ma prosciolti perché ritenuti totalmente incapaci di intendere e volere al momento del fatto, cui è stata applicata la misura di sicurezza di internamento in OPG perché socialmente pericolosi (la misura di sicurezza è revocabile entro il periodo minimo di 2-5-10 anni, a seconda del reato, stante gli istituti del riesame e alla revoca anticipata, ma può anche essere prorogata);
▶ detenuti seminfermi o minorati (detenuti con riduzione di pena a causa di parziale incapacità di intendere e volere al momento del fatto);
▶ imputati sottoposti a misura di sicurezza provvisoria;
▶ detenuti, già condannati, inviati in osservazione a causa di comportamento anomalo in carcere.
▶ detenuti ai quali in carcere, durante la pena, è sopravvenuta infermità psichica;
▶ detenuti (solo in alcuni OPG) sottoposti alla misura di sicurezza Casa di Cura e Custodia.
In Italia sono sei le strutture presenti, e si distribuiscono in tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud, quella più vicina a noi si trova a Barcellona Pozzo di Gotto.
“L’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona vive una stagione particolarmente difficile perché in Sicilia, regione a statuto speciale, la sanità penitenziaria non è ancora transitata al servizio sanitario nazionale e amministrativamente fa capo al Ministero di Giustizia” spiega il direttore Nunziante Rosania “questo, sotto il profilo della organizzazione dei servizi, implica aspetti di grande importanza, tra i quali si evidenzia una minore disponibilità di fondi: il capitolo di spesa relativo alla sanità nell’ambito del Ministero di Giustizia si è radicalmente assottigliato quindi i finanziamenti arrivano in forma ridotta e al culmine di una contrattazione molto serrata e defaticante. Inoltre il Magistrato di Sorveglianza, in questo caso di Messina, che provvede all’esecuzione delle pene e all’applicazione delle misure di sicurezza, ne concede la revoca, quindi la dimissione di questi soggetti, soltanto quando vi siano garanzie di accoglimento, di cura, di assistenza all’esterno, presso i territori di riferimento”.
Per ottenere la dimissione dall’Ospedale Psichiatrico è quindi necessaria una collaborazione stretta con le ASL di riferimento, che dovrebbero elaborare dei progetti di recupero per i singoli soggetti internati grazie ai quali sarebbe possibile ottenere delle garanzie di accoglienza e sicurezza. Se queste condizioni non si verificano il Magistrato sarà costretto a revocare le dimissioni.
Validi aiuti adesso arrivano dai servizi sociali: “L’ufficio dell’esecuzione penale esterna, che ha sede a Messina, ha come riferimento sia il carcere della città che l’OPG di Barcellona; il compito degli assistenti sociali è quello di mediare il rapporto l’ambito intramoeniale ed extramoeniale, preparando il terreno in cui i nostri internati dovranno riprendere i rapporti con la società. Compito delle ASL” continua il direttore “è quello di mandare, periodicamente, delle commissioni mediche qui da noi, sottoponendo a visita e a controlli sanitari i soggetti che dovranno tornare nei loro territori. Ciò che cerchiamo di fare è, quindi, creare una filiera di interventi che consenta la gestione del soggetto all’esterno”. Ma questo è stato possibile solo negli ultimi anni. In passato, infatti, le persone che arrivavano all’OPG di Barcellona spesso rimanevano internate per diversi decine di anni, dei veri e propri ergastoli bianchi.
La struttura dell’OPG si basa, oltre che sul lavoro dei dipendenti specializzati, anche sull’aiuto delle associazioni di volontariato, associazioni sia laiche che religiose, ognuna caratterizzata da un loro preciso progetto che il compito di coinvolgere la società civile all’interno dell’istituto. “ Molte associazioni, soprattutto facenti capo a varie parrocchie entrano settimanalmente, sia attraverso le cosiddette cene di reparto, sia attraverso vari tipi di incontri” spiega lo psichiatra Rosania “grazie al volontariato, in passato, abbiamo anche realizzato, con grande successo, diversi laboratori, da quello artistico a quello teatrale, successo che ha consentito di far espandere questo tipo di attività anche all’esterno, sia facendo entrare la comunità all’interno dell’istituto, sia portando all’esterno il nostro laboratorio”.
“In tempi moderni come i nostri dovrebbero essere altre le formule di gestione di questi istituti. La critica che io muovo all’esistenza di questi è quella dell’interruzione tragica della rete delle relazioni, soprattutto affettive, dell’interruzione della possibilità di interagire con la comunità di riferimento. Questa reclusione e l’impossibilità di mantenere attiva la facoltà di relazione è causa di nuova malattia”.
Un importante progetto che l’OPG, insieme alle cooperative sociali, vuole portare avanti è quello denominato “Luce e Liberà”: individuare 57 soggetti ricoverati all’interno della struttura che andranno a lavorare all’esterno, partecipando ad un progetto di implementazione di strutture per l’energia alternativa, in particolare quella fotovoltaica. Ciò impegnerà l’amministrazione penitenziaria, in particolare la “Cassa delle Ammende”, ad un esborso iniziale di 4 milioni di euro: ognuno dei partecipanti avrà così la possibilità di ricevere uno stipendio che consentirà loro di poter avviare un’attività a tutti gli effetti. Le previsioni future per questo progetto sono di una forte autoalimentazione che consentirà la prosecuzione di questo senza il bisogno di finanziamenti esterni.
“La nuova finanziaria penalizzerà anche il lavoro che svolgiamo con le cooperative, sul quale puntiamo molto per un possibile reinserimento” afferma il direttore.“Stiamo cercando di aprire un reparto esterno al dipartimento propriamente detto nella periferia opposta di Barcellona: è un edificio già completo messo a disposizione in comodato dal comune, in cui circa una dozzina dei nostri ricoverati, farà un’esperienza diversa rispetto a quella condotta all’interno dell’OPG, sarà una sorta di zona filtro attraverso la quale si cercherà di reinserire i soggetti nell’ambito esterno attraverso una riabilitazione socio-lavorativa. Questo sarà possibile grazie all’aiuto di alcune cooperative presenti sul territorio e di singoli artigiani”.
Il ruolo ricoperto da Nunziante Rosania non è solo quello di direttore e psichiatra, ma è anche quello di imprenditore: “ogni giorno mi confronto e governo delle risorse umane, risorse umane sulle quali grava un serio problema patologico, ma che restano sempre delle valide possibilità per la società ed io ho il compito di valorizzarle. Piuttosto che “individui oziosi”, come venivano definiti in passato, noi abbiamo cercato di ripristinarne un’identità di cittadini e quindi di persone umane che rimangono connotate come tali a prescindere dalla loro condizione. Inoltre, spesso, questi soggetti rivelano delle capacità e possibilità insospettate che noi dobbiamo valorizzare, permettendo loro di potersi esprimere attraverso iniziative di tipo creativo, questo rappresenta un elemento fondante per la salute mentale”.
In passato l’OPG di Barcellona aveva un minor numero di assistiti, circa 180, a differenza dei 330 di oggi, e un maggior numero di personale: questo permetteva alla struttura di funzionare meglio, dava la possibilità ai pazienti di creare un rapporto solido con i dipendenti stessi. Tutto ciò ha creato un grave scompenso, scompenso dal quale si è difficile risollevarsi che grava sui pazienti stessi e causa una minore efficienza del sistema stesso.
“È un peccato che la situazione adesso sia questa” afferma il direttore Rosania.
“Il nostro centro viene da una storia difficile e complessa. Alcuni decenni fa, questi luoghi hanno visto transitare tutto il gota mafioso, nessuno escluso, che cercava di bypassare il sistema penale nel quale erano, giustamente, finiti. L’OPG quindi era diventato una sorta di “camera di compensazione” per tutti questi soggetti, un angolo in cui vivere con minore severità i rigori penali e anche un angolo in cui poter immaginare una strategia di uscita in un breve periodo. E molti ci sono riusciti. Per fortuna, adesso, quel periodo è passato, siamo riusciti a sconfiggere questa tendenza, facendo in modo che i soggetti rimangano qui molto meno tempo, rispetto agli anni precedenti, raggiungendo una media di poco più di tre anni. Purtroppo siamo penalizzati da un sovraffollamento della struttura, soprattutto in ambito psichiatrico. Questo comporta problemi di igiene, comporta una maggiore difficoltà di stabilizzazione dei quadri psicopatologici.”
Ciò che la nostra regione ha a disposizione è quindi una struttura di grande valore, una struttura che offre molte possibilità ai pazienti che ospita, fino a qualche anno fa inimmaginabili. La crescita avvenuta all’interno di essa è grande non solo per chi vive al suo interno, ma anche per la società all’esterno con cui si ha la possibilità di confrontarsi sempre più spesso.