UOMINI CONTRO uomini.

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“Taormina è donna, non potrebbe essere così bella se così non fosse”, così Alessandro Cardente, presidente dell’associazione “Traormina”, apre la manifestazione contro il femminicidio ‘Io sto con le donne’. Un evento per le donne quello del 18 settembre, ma diverso da tutti gli altri. Questa volta sono gli uomini a unirsi e a mettersi in gioco. Sono gli uomini che riconoscono la propria responsabilità, nei termini di una responsabilità culturale.

Taormina è donna, e si tinge di rosso. Il rosso delle scarpe sparse lungo il corso, sulle scalinate e sulla piazza centrale. Il rosso dei nomi sui bigliettini che ricordano chi non c’è più. Marzia, Sara, Giordana, Vanessa, Omayma… Il rosso delle centinaia di candele in marcia per ricordare.

Partenza da Porta Catania per giungere alla piazza centrale, dove un palco accoglie interventi e spettacoli sotto un unico comune denominatore. Una piazza gremita. Sono arrivati da Catania, Messina, Siracusa, Palermo. La Sicilia si unisce per mandare un messaggio all’Italia tutta perché, come dice Rosario Duca, presidente Arcigay Messina, “Quando si tratta di lottare per i diritti o di essere presenti contro la violenza, nessuno si può sentire escluso, a qualsiasi sigla appartenga, politica, associativa, sindacale”. La presenza del movimento gay conferma quanto la battaglia contro la violenza sulle donne sia in realtà una battaglia contro ogni forma di violenza, discriminazione o violazione delle libertà individuali. Continua Duca: “Arcigay è presente perché, quando si parla di femminicidio, ha una sensibilità particolare, dato che il movimento omosessuale prende forza dal movimento femminista. Dalla loro lotta il movimento gay ha trovato la forza per fare le proprie battaglie. Se non ci fosse stato il movimento femminista forse non ci sarebbe stato neanche quello omosessuale. Essere qui per noi è quindi un obbligo, oltre che un dovere. Ciò che rende speciale questa manifestazione, è che sia ideata dagli uomini. Coloro che, in fin dei conti, sono i carnefici. Coloro che manifestano anche violentemente la propria avversione verso il mondo omosessuale. Ma oggi ci sono gli altri uomini, quelli che dicono no e si oppongono a quanti, loro simili, vigliaccamente si accaniscono contro chi non si può difendere.”

Ad Arcigay Messina si uniscono Arcigay Catania, l’AGEDO (Associazione Genitori di Omosessuali) di Catania, la KALON LGBT di Riccardo de Salvo e STONEWALL di Siracusa. Tutti in rappresentanza della forte e quasi viscerale comunione di spirito e di intenti che unisce il movimento LGBT a quello femminista. E’ quanto sostenuto da Tiziana Biondi,  presidente dell’associazione di iniziativa gay, lesbica, bisessuale, transessuale (GLBT) Stonewall. Nata nel 2008 a Siracusa, l’associazione si occupa di portare avanti le istanze delle persone LGBT, si batte per il rispetto dei loro diritti e offre numerosi servizi, dall’assistenza legale a quella psicologica. Oltre a essere copromotrice del grande network nazionale ‘Educare alle differenze’. “Quelle che sono le discriminazioni di matrice omosessuale e quelle che hanno a che fare con il genere hanno tutte la medesima matrice, quella patriarcale e maschilista – afferma la Biondi –  Sono due battaglie comuni che vanno di pari passo. Oggi siamo qui perché finalmente è successa una cosa che in Italia ha stentato un po’ a verificarsi, ovvero che gli uomini si assumessero questa responsabilità e scendessero per primi in piazza. Sono loro ad interrogarsi, sono loro a dire che così non va bene e che devono unirsi alle donne e non solo”.

E’ proprio dagli uomini che arrivano le dichiarazioni che più sorprendono. Prive di inutili giri di parole, sono affermazioni chiare, dirette. Manifesto di una consapevolezza che per la prima volta prende corpo in un manifestazione concreta. Come le dichiarazioni di Giuseppe Marino, in arte Alosha, docente di ballo della compagnia Tecne di Acireale. Era l’insegnante di Giordana di Stefano, morta 11 mesi fa. Giordana era una delle 8 donne della compagnia, che ora ricorda la sua vitalità e la sua forza attraverso spettacoli che prevedono l’utilizzo di sedie siciliane. 8 sedie. Una è vuota. “Il lavoro che facciamo da 11 mesi è quello di lottare attraverso l’arte che ci compete per mantenere viva la forza di Giordana – ci spiega Marino – Lottare attraverso la sua bellezza e il suo amore per la vita. Per noi la sedia vuota è un simbolo, un simbolo anche di Acireale, un monumento dedicato a una vittima di femminicidio”. Un lavoro intenso che si sposa con l’iniziativa ‘Posto occupato’ di Maria Andaloro. “Attraverso la morte di Giordana siamo riusciti a occupare moltissimi posti nei teatri e non solo, dimostrando la potenza di questo messaggio. Un messaggio culturale. Perché si tratta di un problema culturale. Stiamo vivendo un’emergenza e le iniziative come quella di ‘Io sto con le donne’ non sono altro che un test per valutare che il femminicidio è un’emergenza. E il vedere oggi il realizzarsi di una manifestazione organizzata da uomini, è davvero molto importante”. E’ un uomo che parla. La voce leggermente strozzata e due occhi azzurri che non celano una inevitabile commozione: “da uomo parto da una sensazione. Dalla vergogna. Appartengo alla categoria e mi sento chiamato in causa ogni volta. Ho capito che solo noi possiamo risolvere il problema. Noi uomini possiamo cambiare culturalmente questo modo di pensare. In 11 mesi di lotta mi sono reso conto che parlare con gli uomini è veramente difficile. Io, da uomo, ritengo che noi uomini possiamo cambiare culturalmente il modo di pensare. Qui non si tratta di considerare le donne. Dobbiamo NOI cambiare.

Presente anche la comunità islamica, accompagnata dalla famiglia di Omayma Benghaloum, uccisa a Messina dal marito. L’Imam del Centro Islamico di Messina: “per noi è un grande onore essere presenti e uniti a tutti gli altri. Siamo stati toccati anche noi, abbiamo anche noi vissuto il dolore. Siamo qui con la famiglia di Omayma, per dimostrare che la violenza contro le donne non è valida da nessuna parte, e nessuna religione la accetta. Siamo tutti fratelli, uniti nel dolore e nella lotta contro la violenza.

Parole che perdono la consueta e triste definizione di ‘parole vane al vento’ e trovano concretezza nei volti la cui convinzione risulta quasi tangibile. Tangibile perché sono volti di uomini. Appartenenti al genere dei carnefici contro cui si scagliano. Una svolta importante. Il primo evento in Italia esplicitamente voluto e organizzato da chi, finora, si è limitato a partecipare. Primo piccolo ed enorme passo, che non sarà il solo. “Dal sud al nord” come specifica Cardente. Una scossa che viene dalla Sicilia. D’altronde, la Sicilia è donna. Ma a parlare, questa volta, sono gli uomini.

Cari uomini è arrivato il momento di cambiare, e non solo per le donne, per noi stessi. Alessandro Cardente

GS Trischitta

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