Vittorio Foa è morto cinque anni fa, il 20 ottobre 2008. Con lui se ne è andato tutto ciò che restava della Sinistra, quella che abbiamo conosciuto, in cui molti di noi sono cresciuti, nella quale molti di noi hanno militato e in cui ci riconoscevamo. La Sinistra tout court, quella che si è battuta per i più deboli, che aveva valori, ideali e simboli, che aveva idee, progetti, obiettivi, che cantava la sua passione e i suoi credo in musiche bellissime, con parole che riconoscevamo.
Nulla di tutto questo è rimasto. Da quel giorno siamo più soli e più smarriti. E con tante speranze in meno. Non c’è ancora nessuno che possa prenderne il testimone: guardiamole queste figure grigie, spente, senza un’identità, un’idea, una meta, sinistramente timorosi perfino di pronunciare la parola “sinistra”, pronte a inseguire il vacuo giovanilismo dei nuovi anonimi protagonisti.
Spocchiosi lacchè di una destra sempre più becera ed eversiva. Sono solo riusciti a distruggere tutto, ma in compenso senza avere la capacità di costruire alcunché. Chi raccoglierà quel testimone?
Malatesta